Hanna-Barbera, Gli Antenati, Oscar Mondadori 1982
Ormai quasi mezzo secolo fa, prima dell’avvento di Goldrake e di tutta la successiva invasione giapponese, se i ragazzi sentivano parlare di “cartoni animati” pensavano soprattutto a loro: gli Antenati, gli eroi cavernicoli dei leggendari Hanna e Barbera, creatori di decine di altri personaggi altrettanto popolari.
Oggi sono molto più noti come I Flinstones (anche se purtroppo non sono più così noti come meriterebbero), ma all’epoca si usava tradurre tutto in italiano, essendo la lingua d’Albione del tutto oscura lungo la Penisola (Spider-Man si chiamava Uomo Ragno, ad esempio, ci credereste?).
Ma, comunque vogliamo chiamarli, parliamo di un’invenzione prodigiosa: il mondo moderno trasportato in blocco all’Età della pietra.
Detta così sembra scontata, quasi banale, ma nel 1960 (questa la data di nascita ufficiale con il primo cortometraggio) era qualcosa di incredibile, un’idea talmente riuscita che poi i due autori la applicarono anche al contrario, lanciando i Pronipoti (pardon, i Jetsons), trasportando questa volta il mondo di oggi nel futuro.
Un’idea fatta su misura per gli adulti: non a caso, gli episodi animati vennero trasmessi in orari serali, non in quelli pomeridiani tradizionalmente dedicati ai bambini e ai ragazzi.
La saga è ben nota: segue le vicende di una famiglia di cavernicoli, Fred e Wilma Flistones e in seguito la figlioletta Pebbles (Ciottolina in Italia), e dei loro vicini di casa, Barney e Betty. Vivono nella contea di Bedrock, divisi tra il lavoro nella cava di pietra e le faccende di casa, le diatribe tra moglie e marito e il bilancio domestico da far quadrare, la passione per il bowling e una ampia serie di elettrodomestici “vivi”, costituiti da servizievoli dinosauri o piccoli mammut.
Il tutto per centinaia di episodi di mezz’ora l’uno, tutte animate in perfetto stile hannabarberiano, con la caratteristica inquadratura di tre quarti dei personaggi.
Il successo fu subito clamoroso, tanto che il passaggio dal cartoon ai fumetti fu realtà già solo un paio d’anni dopo, per pubblicazioni di ogni genere, dagli albi da colorare alle avventure brevi, dalle strisce per i quotidiani alle (sacre all’epoca) tavole domenicali.
Già nel 1964 Mondadori li portò in Italia per il periodico Braccobaldo (che ben presto, guarda caso, cambiò nome in Gli Antenati), mentre le strisce uscirono anche sui quotidiani nostrani (Il Giorno e Paese Sera soprattutto) e i cartoon sulla nostra tv, dove i personaggi vennero utilizzati anche per Carosello («Wilmaaaa dammi la clavaaaa»).
La stessa Mondadori lanciò nel 1982 questa raccolta di strisce, nella (meravigliosa) collana degli Oscar (quelli originali, s’intende), che abbiamo già citato più volte in questa nostra rubrica della Biblio storica.
Un libro che indica come autori gli stessi Hanna e Barbera: in realtà, è ovvio, non furono loro a disegnare queste strip, affidate di volta in volta agli artisti più diversi che però, purtroppo, non firmavano le tavole, come da usanza dei tempi.
L’unica cosa certa è che chiunque impugnasse la matita per tracciare il profilo di Fred e C. doveva sottostare al rigido protocollo della casa madre, per garantirne il livello qualitativo. Cosa che fecero anche gli italiani Carlo Peroni e Sandro Dossi, tra gli altri.
Lunga vita ai Flinstones. In fondo, sono tra noi fin dall’Età della pietra.
E Yabba-dabba-doooooooo!
(Antonio Marangi)