Sceneggiatore bonelliano legato a doppio filo a Zagor, Jacopo Rauch ha avuto l’onore e l’onere di firmare anche la storia di Zagor 600, l’albo a colori che rappresenta uno storico traguardo per una delle più longeve e amate serie a fumetti italiane di sempre. Lo abbiamo incontrato per un’intervista, ma vi rimandiamo a Sbam! Comics nr. 22 (scaricabile liberamente come ogni altro numero della nostra rivista digitale) per saperne molto di più, su Jacopo e sulle pubblicazioni di questo periodo in quel di Darkwood.

sbam_zagor600Firmare un numero storico come il 600mo non è cosa da tutti giorni. Ciao Jacopo, ci racconti qualcosa sulle tue sensazioni?
Più che uno sceneggiatore di lungo corso, direi che sono un lettore di Zagor, fin dall’infanzia. Sono cresciuto a pane e Nolitta, e dunque puoi ben immaginare cosa significhi per me, non solo dal punto di vista professionale, ma soprattutto affettivo, realizzare un ‘centenario’ dello Spirito con la Scure. Ammetto però che non era nelle mie mire, fino a quando, per una serie di eventi imprevisti, e per una scelta fortemente voluta da Moreno Burattini (curatore della testata, Ndr), non mi è stato proposto di realizzarlo, quasi da un giorno all’altro. Forse ancora non mi rendo conto appieno dell’enormità della faccenda.

Cosa si prova a misurarsi in contemporanea con così tanti mostri sacri zagoriani, Guido Nolitta, Hellingen, gli Akkroniani? E non dimentichiamo Ferri: come hai lavorato con lui?
Se qualcuno mi avesse detto, qualche anno fa, che avrei scritto io il 600 (e per di più con il ritorno degli Akkroniani), l’avrei preso per pazzo! Scherzi a parte, è nato tutto così all’improvviso (e sotto una buona stella, ovvero un buon soggetto), che non ho avuto modo di soffermarmi troppo a pensare a tutte le implicazioni di una simile prova. Una volta avuta l’idea (poi sistemata con Moreno, per incastrare la storia con il ritorno di Hellingen cui stava lavorando), sono partito in quarta. Con incoscienza e leggerezza, direi. Convinto, a torto o ragione, che ne venisse fuori una buona storia. E questo probabilmente mi ha salvato dalla paralisi e dal timor panico.
Per quanto riguarda Ferri, invece, che dire? Una leggenda vivente per cui ormai ogni aggettivo superlativo è insufficiente. Lavorare con lui è stato facile come bere un bicchier d’acqua!…  E pensare che questa, in tanti anni, è stata la prima volta che ci collaboravo! Rimpiango, naturalmente, di non averne avuto l’occasione prima, ma cominciare col 600 non è male!

Quanto ti è  pesato dover condensare in 94 pagine così tanti temi?
Sono sincero. Paradossalmente, pur trattandosi indubbiamente della storia più importante della mia breve carriera (e anche la più complicata, sulla carta), ho trovato molte meno difficoltà a realizzarla rispetto ad altre cui ho lavorato in passato. Questo perché il soggetto di partenza era buono e ben strutturato. In casi come questi, la sceneggiatura viene facile. Ma non voglio farmi bello su meriti altrui: se in qualche modo la storia è riuscita, è perché ha goduto di riflesso del grande fascino di quella originale di cui è il seguito, l’immortale Magia Senza Tempo di Guido Nolitta!

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Jacopo Rauch (a sinistra) con Gallieno Ferri, in una foto inviataci dallo stesso Jacopo

Ci racconti qualcosa sulla tua carriera pre-Zagor e sui lavori alternativi a quelli bonelliani su cui sei (o sei stato) impegnato?
In ambito extra fumetto ho fatto di tutto, dal designer al cameriere. Ma se vogliamo limitarci alle Nuvole Parlanti, la mia risposta è lineare come una storia di Nolitta, per rimanere in tema. Ho cominciato con Zagor, quattordici anni fa, e ho proseguito su quella strada, senza cambi di rotta. In effetti, specializzarmi solo sullo Spirito con la Scure ha richiesto il suo tempo e, del resto, come possono testimoniare fior di sceneggiatori che ci hanno sbattuto il grugno, Zagor, a dispetto delle apparenze, non è affatto un personaggio facile da scrivere. La scorsa estate però ho realizzato anche una storia breve per il Color Tex. E non mi dispiacerebbe, com’è ovvio, ripetere l’esperimento con il ranger, anche con storie più lunghe.

Progetti nel cassetto, bonelliani e no?
Devo essere scortese e saltare la risposta. I progetti nel cassetto non si possono rivelare. Sennò, nel caso non si realizzino, si fa doppia figuraccia! 

(Antonio Marangi)