Una delle penne più vivaci del panorama fumettistico tricolore. Sceneggiatore versatile, capace di muoversi tra il mainstream bonelliano e progetti più autoriali, è anche autore di saggi sulla Nona Arte e i suoi protagonisti. Di cose di cui chiacchierare con lui, insomma, ce ne sono parecchie… Abbiamo incontrato Davide Barzi per un’ampia chiacchierata: ve ne anticipiamo un estratto, ma potete leggerne la versione integrale su Sbam! Comics nr. 19, scaricabile liberamente da QUI (dove con Davide abbiamo affrontato il suggestivo tema delle commistioni tra musica e fumetto).

regine_terroreParlaci della tua attività come saggista.
Nel 1998, quando ho cominciato a scrivere per mestiere, ho avviato una lunga collaborazione con Epierre e poi edizioni IF, due creature di Gianni Bono (uno dei massimi collezionisti italiani e autore della Guida al Fumetto Italiano, tra le tante altre cose). Tra le moltissime esperienze formative di quel periodo ho potuto lavorare per la rivista catalogo IF (di cui sono stato curatore per qualche edizione assieme a Davide Castellazzi) e per volumi dedicati a dialoghi “ricostruiti” tra grandi autori del passato e autori attuali, come Lina Buffolente-Anna Lazzarini o Leo Cimpellin-Leo Ortolani. La fase due direi che comincia con Le regine del Terrore, che ha ampliato il parco lettori anche al di fuori degli appassionati di fumetto: un saggio sulle sorelle Giussani che si rivolgeva al grande pubblico, magari attirato da qualche rimembranza di lontane letture diabolike o comunque interessato a una storia tutta al femminile.

Cosa ci dici, invece, del tuo lavoro di sceneggiatore?
È da sempre contemporaneo a quello di saggista. Già con IF, lavorando per collezionabili da edicola, capitava servissero brevi racconti a fumetti e ho cominciato a scriverli io. Ma la mia attività massiccia in questo senso parte dal 2009, con il volume G&G dedicato a Giorgio Gaber (disegni di Sergio Gerasi), poi la serie di Don Camillo, quella di Padre Brown e quindi la collaborazione con Bonelli, per ora su Nathan Never e Dylan Dog.

Hai fatto anche umoristico?
Il registro del grottesco mi piace molto, e inevitabilmente ogni tanto torna fuori. L’ultima occasione in ordine di tempo è Josif, il gorilla cosmonauta nato dalla matita di Fabiano Ambu e da due anni testimonial di Cartoomics. Lo scorso anno è stato protagonista di un albetto a tiratura limitata che ho scritto e che Fabiano ha illustrato, con il valore aggiunto dei colori di Rosa Puglisi. Nel 2015 tornerà in un’edizione corposa, una lunga avventura, un editore di rilievo.

A proposito delle tue ricerche storiche, vuoi raccontarci il lavoro che hai realizzato su Enzo Jannacci?
Parliamo di un progetto che avevo in mente da anni, che ho lasciato crescere finché non ha trovato una forma che mi convincesse appieno. La stima per l’uomo e l’artista è totale, ho avuto il piacere e l’onore di conoscerlo e frequentarlo, quindi realizzare un atto d’amore ma non un’agiografia per jannacciofili incalliti aveva bisogno di tempo. Per Unico indizio le scarpe da tennis ho raccolto tantissimo materiale sulla Milano degli anni Cinquanta, ho parlato con poliziotti che operavano a Milano all’epoca, ho letto valanghe di saggi e romanzi, ingurgitato una discreta parte del cinema italiano dell’epoca. Una passione, quella per “quella” Milano, nata proprio raccogliendo il materiale per Le regine del Terrore. E una passione, quella per Jannacci, che non si può esaurire con un libro: il volume è già esaurito ed è quasi pronta una nuova edizione riveduta (Marco “Will” Villa esordiva su questa storia e, rivedendola ex post, ha voluto aggiornare diverse vignette) e arricchita, mentre in parallelo sto lavorando al seguito, disegnato da Alberto Locatelli.

don_camillo_7Veniamo ora a Don Camillo.
È un’idea di Giovanni Ferrario, art director di ReNoir: mentre lavoravo a G&G, la casa editrice stava già prendendo contatto con gli eredi di Giovannino Guareschi, così mi hanno proposto di occuparmene. Anche in questo caso è servito un ampio lavoro di ricerca: con i disegnatori (lo staff iniziale, Ennio Bufi, Sergio Gerasi e Werner Maresta) siamo scesi nei luoghi delle storie, i vari paesi che avevano ispirato il lavoro dello scrittore, la chiesa di Fontanelle di Roccabiancia, il municipio di Sissa e i diversi ambienti, che poi Werner ha ricostruito in un ambiente coerente, realizzando una vera e propria mappa del Mondo piccolo secondo i dettami guareschiani, così che ogni disegnatore che si accosta alla serie sa come far muovere i personaggi. All’inizio è stato difficile, era una scommessa, un’ipotesi di quattro numeri “per vedere di nascosto l’effetto che fa”; ma direi che dopo due ristampe del primo volume e una dei volumi 2, 3 e 4, tre edizioni estere, una come collaterale di un quotidiano e i volumi 9 e 10 in lavorazione, si può considerare anche questa una scommessa vinta!

(Antonio Marangi e Marco De Rosa)