Una delle più importanti caratteristiche della saga ragnesca è da sempre l’elemento soap, a far da sfondo alle avventure del nostro eroe preferito. Accanto infatti alle scazzottate (più o meno cruente) con i nemici di turno, le trame (dagli anni ’60 ad oggi) hanno narrato anche le vicende dei partner umani di Spidey, da Zia May a Mary Jane, passando per Flash Thompson, J.J.J. e Robbie Robertson: capitava talvolta che queste vicende non fungessero solo da mera cornice alla trama principale, ma fossero strettamente connesse ad essa, costituendone addirittura (in qualche caso) parte integrante, con gli amici di Peter a condividere con lui il palcoscenico. A volte come vittime, altre volte come alleati, ed altre ancora… come avversari. È il caso di Harry Osborn, meglio conosciuto come Goblin II.
L’avevamo lasciato (ve lo ricordate? No? Subito a rileggere Sbam! nr. 12!) delirante dopo la prima sconfitta per mano dell’Uomo Ragno; lo ritroviamo qualche mese dopo rimesso a nuovo (pare), al termine della Saga del Clone, su Amazing Spider-Man – d’ora in poi ASM – 151 (ultima edizione italiana su L’Uomo Ragno Classic 45, d’ora in poi URC).
Questa ripresa miracolosa è dovuta a due fattori: innanzitutto l’incontro con Liz Allen, che diventerà qualche anno dopo la sua consorte; in secondo luogo, la miracolosa terapia del dottor Barton Hamilton, lo psicanalista che ha preso in cura il ragazzo e gli ha ridato fiducia in se stesso. “Un tipo in gamba”, lo definisce Harry al momento della presentazione tra il dottore e Liz (ASM167/URC 50): pare proprio che capelli-a-spazzola stavolta abbia fatto centro (per dirla alla MJ).
Sul più bello però, ecco l’imprevisto: Liz pianta in asso Osborn Jr. (sconvolta dopo aver visto morire in un esplosione il fratellastro Mark “Molten” Raxton), e il fragilissimo equilibrio psicofisico del ragazzo crolla da nuovo, fino alla inevitabile esplosione. Harry, provocato da una domanda “di troppo” dal dottor Hamilton, cede all’ira e aggredisce lo psicanalista, mandandolo (parrebbe) KO… Goblin è rinato.
Dopo questo iniziale prologo (ASM 175/URC 55) prende il via, con l’episodio …Chi ride ultimo! (ASM 176, sempre su URC 55), la saga che vede il ritorno della nemesi per eccellenza dell’arrampicamuri. In realtà i problemi, per Peter Parker, sono per il momento ben altri: la sempreverde Zia May, appena uscita da un ricovero ospedaliero, si vede costretta a rientrare in degenza a causa di un nuovo infarto, avuto durante una manifestazione di anziani cui ha partecipato da militante (!).
Ecco quindi che il ritorno del folletto verde, che si presenta aggredendo Flash Thompson e gettandolo dalla finestra dell’appartamento che questi condivide con Harry (verrà poi salvato da Spidey), arriva come al solito nel momento peggiore.
Stavolta però il piano di Goblin non sembra solo finalizzato alla mera uccisione dell’Uomo Ragno… C’è qualcosa di diverso nel suo modus operandi. Lo intuiamo fin da subito, perché Goblin ha un ostaggio (assoluta novità, visto che il suo unico ostaggio è stato finora Spidey), incappucciato (già… perché?), al quale espone alla rinfusa un piano che coinvolge i boss della mala newyorkese. Un piano che si rivelerà, qualche pagina dopo, semplice e lineare: l’identità segreta dell’Uomo Ragno in cambio del trono di re del crimine di New York, ancora vacante dopo la morte di Kingpin. Il suo “rivale in affari” Silvermane accetta la sfida, a patto però di avere tra le mani il corpo dell’Arrampicamuri: Goblin quindi (dopo l’ennesimo “spiegone” all’ostaggio incappucciato, che parrebbe essere il dottor Hamilton) decide di partire alla caccia dell’avversario, che nel frattempo sta correndo al capezzale della zia per dare il consenso all’operazione che potrebbe salvarle la vita. Il primo round va così ad un Uomo Ragno rabbioso e poco incline al dialogo, vista la situazione di emergenza.
Il secondo round di svolge invece al Radio City Music Hall (dove il folletto intende chiudere la questione anche con Silvermane) e stavolta va a Goblin, che riesce a tramortire il nostro eroe e portarlo con se. “È fatta”, pensa il criminale. Che però non ha contato su un terzo incomodo: quell’ostaggio incappucciato, che finalmente è riuscito a liberarsi, e che ha tutti i motivi per avercela a morte con colui che gli ha rubato l’identità segreta e ha scorazzato per New York con il costume che prima di lui era del suo amato padre… e chi non lo sarebbe, al posto di Harry Osborn??
Ecco l’incredibile colpo di scena! Goblin III è Barton Hamilton, psicanalista di Harry che, tramite l’ipnosi, durante le sedute ha carpito al giovane Osborn tutti i suoi segreti, con l’obiettivo di sfruttarli per riuscire a raggiungere quella posizione di potere che al ragazzo, accecato dalla sete di vendetta nei confronti dell’Uomo Ragno, non è mai interessata.
La battaglia finale si svolge in uno dei luoghi “simbolo” della storia ragnesca, quell’inceneritore nel quale Spidey gettò mesi addietro il cadavere del suo clone (che tanto morto però non era… ma questa è decisamente un’altra storia!), e vede darsi battaglia ben due Goblin: Hamilton ed Harry Osborn. Solo uno ne uscirà vivo, e sarà proprio colui che, in epilogo, troverà ad aspettarlo sulla porta di casa una bellissima bionda pronta a sposarlo. Una volta tanto, un lieto fine.
Con questa saga si chiude di fatto l’epoca della gestione Len Wein & Ross Andru, contrassegnata da storie ad alto tasso drammatico ma contenenti anche memorabili momenti di assoluta demenzialità: uno Spidey decisamente più “uomo” che “ragno”, con tutte le sfortune e le piccole gioie che vive un cittadino qualsiasi di una città qualsiasi. Il testimone passerà a Marv Wolfman e Keith Pollard, e dalle prossime storie vedremo un Uomo Ragno decisamente meno incline al sorriso.
Nota tecnica: la cosiddetta “Saga del Terzo Goblin” è stata pubblicata in originale su Amazing Spider-Man 176/179 ed è datata 1978; in Italia, dopo la prima edizione targata Corno, è stata ristampata da Marvel Italia prima su L’Uomo Ragno Classic 55-56 (agosto-settembre 1995) e poi in formato ridotto (luglio 1996) su L’Uomo Ragno Pocket 2 (un esperimento che ebbe buoni risultati sul finire degli anni ’90 e che, visti i successi dei bonellidi che oggi invadono le edicole, sarebbe interessante riproporre).
(Roberto Orzetti)