sbam_giovanna_casottoLa sua matita riesce a creare sfumature, spessori e trasparenze che rapiscono l’occhio. Usa il colore per evidenziare il dettaglio. Passa con disinvoltura dall’illustrazione al fumetto alla fotografia. Le sue pin-up sono ricercatissime. Ha creato un suo modo di raffigurare l’erotismo. Lei è Giovanna Casotto e ci ha raccontato la sua storia e i suoi progetti: vi rimandiamo al nr. 16 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale gratuita, scaricabile liberamente da QUI, per leggerla integralmente, insieme a molto altro materiale su questa artista. Di seguito, vi anticipiamo alcune delle sue risposte.
Giovanna è la protagonista di una bellissima mostra nelle sale di Wow Spazio Fumetto (vedi), occasione ideale per conoscere a fondo la sua opera e per vedere da vicino i suoi splendidi originali.

I tuoi primi lavori furono per la rivista Selen
Sì, ed ebbi subito un sacco di problemi! Pensate che non volevo neanche rivelarmi col mio vero nome, firmavo come “Giovanni”, al maschile. Ma il direttore non volle, mi disse di usare il mio nome vero. Ma tutti notarono una donna che disegnava quei fumetti che di solito facevano solo gli uomini. Mi invitarono anche in televisione per parlarne, ma le prime recensioni furono delle vere stroncature. Non solo: le mie figlie hanno avuto grossi problemi a scuola per il mio lavoro! Trovavo maniaci che mi tormentavano al telefono… Eravamo a metà degli anni Novanta e si viveva ancora un clima del genere! Adesso per fortuna va molto meglio.

SbamComics_cover16Oggi c’è un’idea diversa del concetto stesso di “fumetto erotico”…
Sì, decisamente. Se poi i miei fumetti – anche se io mi ritengo molto più una illustratrice che una fumettista – siano erotici o pornografici, boh, non lo so… Decidetelo voi lettori. Il mio disegno è sempre e comunque concentrato sul corpo femminile, sul “tempo” del corpo femminile. Mi capita di disegnare il seno cadente, la pelle non tesa, i difetti. Ho disegnato me stessa e le mie amiche, ma senza mai enfatizzare la parte erotica: cerco di disegnare il corpo per quel che è, secondo la natura.

Forse è qui la differenza tra un’autrice come te e un disegnatore uomo?
Sì, un uomo valorizza l’aspetto sessuale: su un suo fumetto, quell’attributo “lì” è sempre enfatizzato al massimo, salta fuori da ogni pagina. Ma è ovvio: le soggettività di un uomo e di una donna sono molto diverse. Quella dell’uomo si basa sull’autoaffermazione, sui suoi progetti, sul suo “io” da realizzare; anche la donna vive questo aspetto, ma lo sovrappone al suo sentirsi funzionale alla specie umana, alla riproduzione. Due soggettività in conflitto tra loro, dove la razionalità non sempre è dominante. Per questo penso che la donna sia in qualche modo più vicina alla follia rispetto a un uomo. Quindi la donna dei miei fumetti è più ironica e giocosa, non inglobata nel sesso come quelle disegnate dagli uomini.

Da dove nasce invece la tua passione per gli anni Cinquanta? Le tue pin-up si rifanno a quell’epoca, nelle posture, nel look, negli atteggiamenti…
Erano gli anni della grande rinascita dopo la guerra, l’epoca in cui la donna cominciò a emanciparsi, a vestirsi in un certo modo, proprio per attirare l’attenzione dell’uomo. Una cosa del tutto naturale, ma che poi è stata estremizzata, mercificata, interpretata in tutt’altra maniera. Oggi purtroppo tutto deve essere monetizzato, non c’è più ideologia, siamo diventati una merce anche noi! Scusate, stiamo andando fuori tema, ma è un aspetto cui tengo moltissimo. Coi miei fumetti cerco di proporre una riflessione diversa sul corpo, sulla femminilità, sulle relazioni… Purtroppo non sempre ci riesco: pubblicando su riviste, devo sottostare alle regole editoriali e quindi magari il mio messaggio si perde. Addirittura, mi capita di dover modificare la stessa storia in alcune vignette a seconda del Paese in cui verrà pubblicata: in Inghilterra la vogliono più casta, in America più spinta, in Spagna ancora di più, e così lo stesso vestito lo metti su, poi lo togli, poi lo sposti…

sbam_casotto_dorothyParliamo della tua tecnica: colpisce l’uso che fai della matita e ancor più del colore. Le tue illustrazioni sono in bianco e nero, ma con piccoli particolari colorati, ad evidenziare le labbra, le unghie, gli occhi, o un dettaglio del vestito…
La matita è il primo strumento di disegno, il più elementare, il più “fisico”: la puoi spalmare sul foglio, “sentirla”, creare sfumature che danno in tutto e per tutto il senso di carnalità. Non mi piace la china perché è troppo “definitiva”. Per colorare uso i pennarelli. Ma quella particolarità sul colore è un puro caso: una volta avevo semplicemente finito i pennarelli grigi, allora ho usato dei colori, tanto il fumetto sarebbe stato riprodotto in bianco e nero. Invece poi l’editore lo vide e volle lasciarlo così, gli piaceva l’effetto!

Sei anche una fotografa…
La fotografia è un ottimo mezzo da usare anche nel disegno: puoi copiarla ed esaminarla. Alla fine, soprattutto quando sei con i tempi di consegna strettissimi, finisci per proiettarla sul foglio e seguirla. Non la riproduci esattamente, è impossibile tecnicamente e poi devi comunque reinterpretarla. Ma è comodo. Qualcuno si scandalizza a sentirlo dire, ma io posso garantirvi che lo fanno tutti. E perché non dirlo?! Così ho finito con l’appassionarmi anche alle foto, e poi alla lavorazione in Photoshop. Il mio mito è Jan Saudek, un fotografo ceco.

(Antonio Marangi)