sbam_mieleEbbene sì, diciamolo: quando abbiamo letto per la prima volta il piano editoriale della collana Manara maestro dell’Eros (ne parlavamo qui e pure qui), il volume che attendevamo con più disìo era certamente il settimo della serie (uscito a fine novembre): quello che ha riportato in edicola la dolce (in tutti i sensi) Miele, l’eroina più famosa di Milo Manara.
Alta, bionda, bellissima, conturbante, spaventosamente e rovinosamente erotica. E fin qui niente di nuovo: biondo del crine a parte, quale eroina del maestro veronese non è alta, bellissima, conturbante, spaventosamente e rovinosamente erotica? Eppure, Miele ha qualcosa di più: “Rappresenta un prototipo“, ha spiegato lo stesso Manara nell’intervista che introduce il volume di RCS. “Credo che tutti gli artisti nel corso dei secoli abbiano di fatto ripetuto sempre lo stesso quadro (…). Anche nel mio caso (…) si può dire che le figure femminili siano sempre la stessa. Cambia un po’ la pettinatura, il colore dei capelli, ma è sempre lo stesso prototipo ripetuto, e fra tutte quelle che ho disegnato certamente Miele è l’incarnazione di quel prototipo“.

In effetti, i lettori notano facilmente come Miele sia la fanciulla più caratterizzata, quella che rimane più in mente emergendo dal gruppone di belle figliole manariane. E soprattutto è quella che vive le avventure più scanzonate e a tratti spiritose. È molto diversa dalla ben più drammatica Claudia Christiani, la protagonista del Gioco, che per quattro lunghe avventure subisce tutto quel che le capita. Miele no, partecipa, provoca, vive la sua storia da protagonista. Magari con ingenuità, perfino candore. Ma alla fine divertendosi.
Manara la inserisce anche in brevi camei in altre sue opere (Gioco compreso), ma la “sua” grande storia è certamente Il Profumo dell’invisibile, uno dei super-classici dell’artista.

Cosa può fare l’uomo che scopre una miracolosa pomata che rende invisibili? Un sacco di cose, teoricamente, ma, in questo caso, la prima che tenta di fare il geniale scopritore è stare vicino – non visto, ovviamente – alla irraggiungibile donna dei suoi sogni. Peccato che la pomata portentosa odori fortemente di caramello, preannunciando l’arrivo dell’uomo invisibile all’olfatto, se non alla vista (da qui il titolo). Ed è proprio Miele a scoprirlo. Si crea così un gioco delle parti tra l’ingenuo (e maldestro) genio e la disinibita Miele: lei non viene creduta da nessuno sull’esistenza dell’uomo invisibile, mentre “Caramello” – così viene ribattezzato – scopre per la prima volta i piaceri del sesso, con equivoci e situazioni piccanti. Tra cui – memorabile  – quella del ristorante con la spiegazione del nome della bionda eroina: “Perché ti chiamano Miele?”, le chiede l’uomo invisibile; “Perché ce l’ho dolcissima, o almeno così dicono”, la disarmante spiegazione.

“Il profumo dell’invisibile” ha avuto diverse edizioni, anche in formato economico, come questa, pubblicato da Il Grifo nel 1989.

Dati storici: Il profumo dell’invisibile è uscito per la prima volta a puntate in Francia su L’Echo des Savanes e poi in Italia su Totem e in numerose altre riproposizioni in volume. Ha avuto anche un sequel, Il profumo dell’invisibile 2, uscito nel 2001 su Panorama: la storia è più drammatica, con dei terroristi che vogliono sfruttare la pomata dell’invisibilità per un attentato. Forse proprio per questo non è Miele la protagonista (sostituita da una brunetta dai capelli raccolti): forse Manara vuole riservare alla sua eroina solo ruoli più soft.
Come nel caso di Candid Camera, sei storie brevi (balneari, le definisce Manara) pubblicate dall’Espresso nel 1988. Raccontano di un ruvido direttore di produzioni televisive che vuole realizzare delle candid erotiche. Miele dovrà esserne protagonista – non si sa quanto consapevolmente e con quanta voglia – e il risultato saranno una serie di situazioni del tutto assurde, per lei e per il pubblico. Anche queste storie sono riproposte nel volume della serie RCS. In attesa di prossime “dolci” avventure.

(Matteo Giuli)