E pensare che avrebbe dovuto fare il ragioniere! Invece no, nonostante il diploma per cui aveva studiato, sentiva dentro il sacro fuoco, la passione per il disegno e per il fumetto. E già nel 1958 collaborava con il periodico Soldino, delle edizioni Il Ponte, cominciando a riempire le prime di migliaia e migliaia di tavole. Cominciava così la carriera di Pier Luigi Sangalli, classe 1938, una vita a vignette passata tra Geppo, Braccio di Ferro, Merlotto, Zurlino, Dormy West, Provolino, Felix, Pinocchio, Saruzzo… insomma, le decine di testate pubblicate tra gli anni Sessanta e i Novanta dall’editore Bianconi e da Editoriale Metro. La Sbam-redazione lo ha incontrato mentre autografava copie del volume che RW Lion ha dedicato a Geppo (vedi). Un’ottima occasione per farci raccontare da lui in persona la storia editoriale del diavolo buono e la sua esperienza di quegli anni. Quello che segue è un estratto dell’intervista che potete leggere integralmente su Sbam! Comics, la nostra rivista digitale gratuita, scaricando da QUI il nr. 12.
Come è nato Geppo?
Geppo deve i suoi natali a un’invenzione di Giulio Chierchini, che ne realizzò una prima – e unica – storia negli anni Cinquanta. Qualche anno dopo, il personaggio fu ripreso da Giovan Battista Carpi, che lavorò a una quindicina di storie prima di abbandonare il personaggio per i suoi impegni in Disney.
Nel 1958, quando arrivai da Bianconi, lui mi affidò il personaggio mostrandomi le opere di Carpi, e io cominciai a produrre storie che uscirono su Soldino. La testata di Geppo infatti non esisteva ancora. Scoprii solo in seguito che altre storie erano state realizzate nel frattempo da Luciano Gatto, altrimenti probabilmente mi sarei rifatto alla sua rielaborazione, più “diavolesca”, del personaggio, e non a quella precedente di Carpi. Il risultato comunque piacque a Bianconi che credeva molto nel personaggio e decise di lanciarne la testata. Ci lavorai tra il 1960 e il 1968, via via aggiornando il personaggio, quando poi il lavoro passò a Sandro Dossi, mentre io ho continuato a realizzare le copertine. Lo ripresi poi molto più avanti, negli anni Novanta, con storie più lunghe e senza più la pressione della produzione intensa degli anni precedenti.
Di che altri personaggi si è occupato?
Oh, davvero tanti, magari anche solo per le copertine. Bianconi era capace di chiamarmi all’ultimo momento perché gli mancavano le copertine e io andavo lì e magari ne facevo una decina di fila! Si lavorava così. Di nonna Abelarda ad esempio non ho mai disegnato storie ma ho fatto varie copertine. Era il personaggio preferito di Nicola Del Principe che lo aveva ereditato da Carpi, pur essendo una creatura di Chierchini. Era nata su Volpetto, come nonna del protagonista… anche se era strano che una volpe avesse una nonna umana, ma a quei tempi si poteva fare tutto! Carpi aggiunse Soldino, re di Bancarotta, e aveva migliorato e modernizzato il personaggio. Grande Carpi, aveva una capacità inventiva incredibile.
Ma ha anche dei personaggi suoi, ideati e pensati completamente da lei?
Sì, è mio ad esempio Saruzzo, la versione a fumetti del pupazzo di Franco Franchi, un po’ come era successo per Provolino di Raffaele Pisu. E poi lo sceriffo Dormy West, il caporale Pignatta, Zurlino apprendista mago, Monico l’Olimpionico. Spesso si trattava di personaggi riempitivi per completare gli albi. Come anche il fantasma Eugenio, nato come personaggio secondario di Geppo e poi arrivato a vita prova, con lo stesso meccanismo: è un fantasma buono circondato da altri spettri più tradizionalmente cattivi. Pensare che mi ero diplomato per fare il ragioniere…
(Antonio Marangi • 17/12/2013)