Una tavola dell’opera di Mirella dedicata alla sua esperienza in Ghana, uscita a puntate su “Il Giornalino” nell’estate 2012. Mirella ha realizzato sia i testi che i disegni in stile graphic journalism

Illustrazione e fumetti con un taglio su misura per il pubblico dei ragazzi: abbiamo incontrato Mirella Mariani per farci raccontare la sua attività in questo settore, le difficoltà e le soddisfazioni che le vengono dal realizzare uno dei suoi fumetti – non ultimo un ottimo esempio di graphic journalism – o un libro illustrato.

Parlaci dei tuoi esordi: come ti sei avvicinata al fumetto, quali sono stati i tuoi maestri?
Dunque, nonostante il fumetto sia stato il mio primo amore di bambina (leggevo Topolino, Il Giornalino e Corriere dei Piccoli) i miei studi da disegnatrice si sono poi concentrati sul mondo dell’illustrazione. Finora ho infatti lavorato prevalentemente come illustratrice per bambini e ragazzi, mentre nel campo dei fumetti sono praticamente autodidatta. Qualche anno fa mi è stata offerta l’occasione di disegnare il mio primo fumetto per bambini per la rivista GBaby della San Paolo: le storie di Camilla, una gallina viaggiatrice che in ogni puntata incontra un animale diverso, di una precisa parte della mondo. All’inizio ho fatto un po’ fatica, come in tutte le cose nuove, soprattutto perchè non avevo mai lavorato sulla base di una sceneggiatura; ma è una collaborazione di cui sono felicissima.

Quali sono i tuoi lavori più importanti?
Nell’estate 2012 è uscito sul Giornalino, sempre della San Paolo, un mio fumetto in stile ‘graphic journalism’ su un’esperienza vissuta in prima persona in una missione in Ghana. È stato il primo lavoro interamente scritto e disegnato da me, per di più basato su un’esperienza così importante e nuova. Mi è stata data piena fiducia e spero di aver fatto un buon lavoro!

Sei “specializzata” nel disegno per bambini: c’è un motivo per questa tua predilezione?
Sì, in effetti lavoro principalmente per l’editoria nel settore ragazzi. La scelta è venuta abbastanza da sè: evidentemente sono il mio stile e il mio approccio al disegno a funzionare in questo campo. Inoltre ho sempre amato i libri illustrati e, come già dicevo, i fumetti per bambini; quindi non ho dovuto faticare molto per capire quale fosse la mia strada. Ora però mi piacerebbe dedicarmi anche ad altro: ad esempio qualcosa per le donne, sul mondo femminile. Per ora mi limito alle vignette che ogni tanto pubblico sul mio blog.

“La macchina del tuono”, di Dino Ticli (Il Battello a Vapore, PIEMME 2013), con le illustrazioni di Mirella

Dunque alterni l’attività di fumettista con quello di illustratrice: quale dei due settori prediligi? E per quale dei due vedi più spazio in Italia?
Mi intrigano entrambi i settori e non credo che l’uno sia meglio dell’altro; si possono fare bellissimi fumetti e bellissimi libri illustrati. Ovviamente l’obiettivo più bello sarebbe quello di scrivere e disegnare ciò che si vuole o che si ha dentro, con totale carta bianca; ma non capita molto spesso. Gli autori di graphic novel e di libri interamente ideati, scritti e illustrati da sè, hanno tutta la mia stima: investire in un progetto personale può non avere il riscontro immediato (soprattutto economico) di un lavoro su commissione; ma poi, se il risultato è buono e il libro piace, la soddisfazione è davvero tanta!

Il futuro: cosa bolle nella pentola di Mirella Mariani?
Mi piacerebbe tanto riuscire a trovare il tempo per realizzare tutti quei progetti personali che ho in testa, appuntati e abbozzati su foglietti sparsi e in attesa nei cassetti della mia scrivania.

(11/06/2013 • Stefania Quaranta)