Per chi è cresciuto a pane e fumetti, scambiare quattro chiacchiere con un autentico Maestro della Nona Arte è sempre una gran bella emozione. Se poi il maestro in questione è Milo Manara, l’emozione è doppia: artista dal tratto inconfondibile oltre che scrittore raffinato, Manara è infatti destinato a passare alla storia dell’immaginario disegnato soprattutto per aver dato vita, nel corso degli anni, a una sterminata galleria di fanciulle bellissime e ultra-sensuali, capaci di solleticare le fantasie di intere generazioni di maschietti in tutto il mondo. Compreso, ovviamente, chi scrive. E pensare che tutto cominciò quasi per caso sul finire degli anni Sessanta, allorché al giovane Manara, aspirante architetto con la vocazione per la pittura, venne offerta la possibilità di collaborare con la collana Genius, edita da Furio Viano. Una collaborazione che segnò, di fatto, il suo debutto nel mondo del fumetto, e del fumetto erotico in particolare.

Qual è, secondo Milo Manara, il confine tra erotismo e pornografia?
Per prima cosa, va detto che non si tratta di un confine netto e immediatamente individuabile. È anzi molto labile, e cambia a seconda delle latitudini e delle epoche storiche.
Sul piano puramente morale, quindi, neanche ci provo a tracciare un simile confine. Lo faccio, invece, sul piano economico e commerciale: se la produzione erotica ha come unico fine la vendita, con uno spirito che potremmo definire un po’ “puttanesco”, allora la chiamo pornografia; se invece c’è una reale partecipazione da parte dell’autore, che desidera condividere certe sue fantasie con i lettori, ecco che, secondo me, siamo nel campo dell’erotismo. In generale, comunque, la regola che mi sono dato è racchiusa nella famosa citazione di Woody Allen secondo cui “la pornografia è l’erotismo degli altri”, tanto per far capire come la distinzione sia sempre molto relativa. Per me l’importante è cercare di intrattenere, parlando di erotismo ma anche di altro, sollecitando sempre la partecipazione emotiva del lettore.

Un tema, almeno all’apparenza, spinoso: come vede il rapporto tra donne e fumetto erotico? E quali sono stati i suoi rapporti con il movimento femminista?
Nel corso degli anni ho partecipato a diversi dibattiti con realtà riconducibili alle femministe organizzate, che, bontà loro, mi hanno sempre “graziato”… Oggi come oggi, comunque, se devo giudicare in base alle mail che ricevo o agli incontri che ho in occasione dei vari festival del fumetto, credo di avere almeno altrettante lettrici che lettori. Inutile dire che la cosa mi fa particolarmente piacere…

Un’edizione Mondadori de “Il Gioco”, l’opera più famosa di Milo Manara

Lei ha legato la sue fortune a un genere ben definito: quando si spinge in altri ambiti narrativi, non teme di deludere un po’ il lettore?
È un problema che mi pongo continuamente. Se sono diventato famoso per le mie “donnine”, il giorno che le abbandonassi rischierei di venire abbandonato pure io… A preoccuparmi, però, non sarebbero tanto le ricadute commerciali, quanto il timore di deludere le aspettative di chi mi legge. In questo periodo, per esempio, sto lavorando a un fumetto sulla vita di Caravaggio, un personaggio che mi appassiona perché conserva una carica eversiva e anti-sistema che ancora oggi è di estrema attualità. Si tratterà però di una storia dove l’unico erotismo sarà quello effettivamente presente nella vita dell’artista. Sul piano delle “donnine”, quindi, è probabile che risulti abbastanza deludente. Mi auguro di riuscire a sopperire a questa mancanza con la grande cura che sto mettendo nella ricostruzione della Roma seicentesca e delle sue architetture…

Preferisce lavorare da solo come autore completo o su testi altrui? E in quest’ultimo caso, quali scrittori predilige?
In linea di massima, preferisco occuparmi in prima persona anche dei testi. E questo perché sono convinto che il vero valore di un fumetto risieda nella storia, più che nei disegni. Faccio però molto volentieri delle eccezioni tutte le volte che mi vengono proposti co-autori di valore o comunque trame interessanti. E devo dire che finora mi è sempre andata bene, visto che ho potuto lavorare con personaggi del calibro di Federico Fellini, Vincenzo Cerami, Hugo Pratt e Alejandro Jodorowsky

Per chi come lei si è fatto un nome nell’ambito del fumetto europeo “d’autore”, quale è stato l’impatto con il mondo dei comics seriali americani, e in particolare dei supereroi?
È un’opportunità che mi è stata proposta. Ma devo confessare che, se non fosse successo, probabilmente avrei cercato io stesso l’occasione per cimentarmi con questo mondo. Piaccia o non piaccia, è un fatto che il grande territorio classico del fumetto è proprio quello americano dei supereroi. Ecco perché ho sempre coltivato la convinzione che, se non ti misuri almeno una volta con questi personaggi in costume, non puoi considerarti un fumettista davvero completo. Superman e soci, del resto, sono ormai icone talmente radicate nel nostro immaginario collettivo che è difficile non prenderli sul serio. E non a caso anche il cinema saccheggia con sempre maggiore frequenza il loro universo narrativo. Insomma, sono particolarmente lieto di aver potuto fare questa esperienza, che peraltro prosegue regolarmente attraverso le copertine che mi vengono commissionate dalla Marvel.

Sul nr. 8 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale scaricabile gratuitamente da qui, la versione completa di questa intervista e molte altre informazioni sul maestro Manara, tutto nell’ambito di un ampio Speciale dedicato al fumetto erotico.

(Marco De Rosa • 05/04/2013)