Da oltre 10 anni nel campo dell’animazione, realizzando progetti propri e per terzi. Gaia Bracco è videomaker, fumettista, insegnante, regista, sceneggiatrice, pittrice… Non solo è un pozzo di creatività, ma è anche un esempio di come la Rete possa essere oggi il miglior mezzo a disposizione delle persone creative per far conoscere i propri lavori. Una chiacchierata che speriamo possa essere d’ispirazione per molti nostri lettori!
Riportiamo qui di seguito un breve estratto della nostra intervista, leggibile nella sua interezza sul nr. 6 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale scaricabile gratuitamente da qui, cui vi rimandiamo.

Ciao Gaia, come sei arrivata all’animazione?
Sicuramente mi ha spinto la passione per i cartoni animati, non credo di aver mai voluto fare altro. Dopo il liceo ho scoperto che esisteva la Scuola di Cinema di Milano, mi sono iscritta e ho seguito il corso di animazione tradizionale, più un corso di 3D.
Poi sono andata a Roma per seguire un corso di regia tradizionale, così da ampliare le mie conoscenze, e dopo gli studi ho trovato lavoro in un ufficio dove venivano realizzati videogiochi. Lì, parliamo più o meno dell’anno 2000, c’era un ragazzo che utilizzava Flash e ho pensato che il programma potesse essere utilizzato per fare delle cose carine; così l’ho installato sul mio computer in ufficio e ho iniziato a studiarlo. In quel momento ho trovato il mio mezzo di comunicazione, un mezzo che non ha bisogno di tanti professionisti e tanti soldi per produrre un lavoro finito. Grazie al computer, noi “piccoletti” abbiamo, infatti, la possibilità di esprimerci tranquillamente.

Nei tuoi video c’è sempre una nota di cinismo…
Forse dipende dalla mia infanzia… mi piace ridere delle cose serie, trovarci il lato buffo. Più una cosa è seria, più è facile prenderla in giro. Molti dei miei corti, ad esempio, parlano anche d’amore e lì è come sparare sulla Croce Rossa! L’ispirazione la trovi sempre.

Ultimamente ti stai cimentando con le parodie di personaggi cinematografici…
Mi è venuto il trip dei finti filmati in stile Betty Boop, che è già buffo di suo. L’idea è di prendere film con “super-machi” e disegnarli in modo buffo, cosa che già fa sorridere; poi, se da lì prendi spunto per continuare la presa in giro, il gioco è fatto! L’importante è essere il più concisi possibile.

Un consiglio a chi volesse iniziare una professione come la tua?
Per farne un mestiere devi costruirti un mercato, la gente deve sapere cosa fai e quanto costa il tuo lavoro. Devi far girare i tuoi video, il passa parola è importante. Se parliamo di mercato, quello dei videoclip è completamente cambiato e i budget sono un decimo di quelli di 10 anni fa. Per lavorare in uno studio, invece, bisogna saper animare e conoscere tutti i trucchi che stanno dietro i movimenti dei personaggi, non basta conoscere Flash. La gente che lavora negli studi ha un talento incredibile, cosa che io mi sogno, perché non ho la loro capacità manuale. Io punto all’intrattenimento, a farti divertire per quei 30 secondi o 5 minuti.

Oltre che di video, sei una creatrice di fumetti…
Nel 2010 ho avuto il piacere di vedere le mie strisce raccolte e vendute al pubblico con il titolo Ti amo e… 101 risposte bastarde. Fu il dottor Pira (Fumetti della Gleba), che insegnava come me allo IED, a darmi i contatti della Coniglio Editore. Ricordo che il signor Coniglio, dopo aver visto le 101 vignette mi disse che erano molto divertenti, ma che disegnavo malissimo… non potei che confermarlo, infatti me lo dicevano tutti! Ho anche una comic strip che scrivo per il web, si intitola Porca Eva.

Come detto sopra, vi rimandiamo al nr. 6 della nostra rivista per l’intervista completa e per un esempio dei fumetti di Gaia, che ringraziamo per la sua disponibilità.

(Sergio Brambilla • 14/12/2012)