Abbiamo avuto il piacere di incontrare  Giuseppe Camuncoli, sommerso dai fan nel suo stand durante Lucca Comics 2012. Difficile raggiungerlo e ancor più farci due chiacchiere nel frastuono della folla e nella calca. Comunque riusciamo a scambiare due interessantissime parole con lui.

Ciao Giuseppe, ci racconti come hai cominciato la tua carriera?
Ho iniziato nel 1997 con Bonerest, un’autoproduzione realizzata con Matteo Casali e poi raccolta in volume da Magicpress. Ed è proprio così che sono arrivato al fumetto americano: Magicpress, infatti, traduceva e pubblicava le produzioni Vertigo, così – quando ci siamo incontrati alla fiera di San Diego – Vertigo stessa ha riconosciuto nel mio lavoro qualcosa di affine a loro. Così nel 2000 ho avuto la mia prima commessa USA, Swamp Thing, e da allora lavoro per il mercato americano, pur se con qualche puntata anche su quello europeo. Mi sono tolto un sacco di soddisfazioni, ma sono certo che sono di più quelle che verranno!

E quando sei arrivato alla Marvel?
Proprio grazie al lavoro per Vertigo – Swamp Thing ed Hellblazer – venni notato da Axel Alonso, ex editor Vertigo poi Marvel, che mi chiamò per una storia di Spider-Man nel 2002, scritta da Brian Azzarello. Da lì poi ho lavorato a varie serie supereroiche, per DC, Wildostorm e Marvel.

Tu sei uno degli autori italiani che ultimamente hanno “invaso” la Marvel: in principio fu Castellini, poi ricordiamo Dell’Otto, Sara Pichelli, Santucci, Caselli, Di Giandomenico… Da cosa dipende questo fenomeno secondo te? Cosa è cambiato rispetto a qualche anno fa?
Sicuramente la tecnologia ha aiutato molto, la velocità dei contatti, il poter inviare le tavole via internet ha semplificato il lavoro. Quando ha cominciato Claudio Castellini era tutto sicuramente meno agevole, si dovevano usare il fax o i corrieri… Poi anche per la Marvel è stato più facile espandersi nel mondo, con autori inizialmente inglesi, per affinità di lingua, poi anche argentini, brasiliani, spagnoli, e anche noi. Il mondo è diventato molto piccolo e ha favorito un cambio di mentalità non solo di Marvel, ma anche di DC, che hanno cominciato a guardare ad altre scuole a parte quella autoctona. Noi europei, tra l’altro, conosciamo molto bene il mondo del fumetto Marvel, l’abbiamo sempre letto e interiorizzato fin da piccoli, quindi non abbiamo problemi a “entrarci”.

E il tuo lavoro in Europa?
Ho lavorato a varie cose. Per esempio, ho fatto le copertine dell’Uomo Tigre per SaldaPress, illustrato con Petrucci il romanzo grafico scritto da Gianluca Morozzi Il Vangelo del coyote per Guanda Graphic, e per Panini ho lavorato a La neve se ne frega, scritto da Luciano Ligabue con Matteo Casali, e a Gli scorpioni del deserto, scritto ancora da Casali per la serie ideata da Hugo Pratt (le tavole originali di quest’opera di Giuseppe sono state esposte al pubblico durante la Mostra Mercato del Fumetto di Reggio Emilia, Ndr). Sto anche anche lavorando a un episodio di Dylan Dog su testi di Tito Faraci.

Come funziona il lavoro alla Marvel? Hai contatti con lo sceneggiatore o semplicemente ricevi la sceneggiatura su cui lavorare?
Dipende. Di solito prima di cominciare un lavoro nuovo ci si sente con lo sceneggiatore per scambiarci qualche parere. Ma è capitato di ricevere il testo e basta. Quest’anno ho avuto il piacere di conoscere finalmente di persona Dan Slott, autore dell’Uomo Ragno, con cui finora avevo avuto contatti solo via mail.

Ma qual è il tuo personaggio preferito?
Io ho una grande passione per Wolverine

Però hai la maglietta di Batman!
Sì, certo! Batman l’ho già disegnato nel 2005 e proprio in questo periodo sto lavorando alla nuova serie Batman Europa. Per DC inoltre lavoro ancora su Hellblazer per la linea Vertigo, in contemporanea con Spider-Man. Ma in effetti sono più concentrato su Marvel.

Nota finale: Con tutto questo, Giuseppe ha trovato anche il tempo di fondare la sede di Reggio Emilia della Scuola Internazionale di Comics, di cui è anche direttore artistico. Complimenti davvero!

(Domenico Marinelli • 23/11/2012)