Giorgio Sommacal ci guarda da dietro gli occhialini rotondi: una vita passata disegnando fumetti, ma anche leggendone altrettanti. Una grandissima passione, resa evidente dalle cataste di albi e volumi che sta organizzando, trovandosi nel mezzo del trasloco del suo studio.

Ciao Giorgio, raccontaci come è iniziata la tua passione per il fumetto…
Come tanti, ho cominciato ad appassionarmi di fumetti da ragazzino. Appartengo alla generazione che leggeva Tiramolla, Geppo, il Cattivik di Bonvi e, soprattutto, il Giornalino. Sono sempre stato un grande appassionato di alcuni degli autori del Giornalino: Gino D’Antonio, Franco Caprioli, Lino Landolfi, Massimo Mattioli, Luciano Bottaro, Gianni De Luca. Non ho mai letto, invece, Topolino da bambino e ancora oggi non amo particolarmente il mondo Disney.

Come sei diventato un fumettista?
Ho cominciato a disegnare molto presto. Ho sempre fatto vignette e fumetti ispirati al fumetto umoristico, che ho sempre amato più di quello realistico. A una certa età, come è successo a molti, ho iniziato a partecipare a concorsi e a pubblicare sui giornali locali, fino al 1989, quando ho conosciuto Silver a un corso di fumetti organizzato dall’ArciComics. A quel tempo non pensavo di far diventare quella mia passione un lavoro, ma quell’esperienza mi ha dato l’impulso per provarci. Quando, con una striscia umoristica, ho vinto un altro concorso che aveva Silver in giuria, dopo aver scoperto che Lupo Alberto non era disegnato solo da lui, ma anche da dei suoi collaboratori, ho deciso di contattarlo e mi è andata bene. Quasi subito ho cominciato a disegnare, ho fatto tre storie di Lupo Alberto prima di passare a Cattivik, che ho continuato a disegnare per quasi 15 anni, con l’insostituibile aiuto di Davide Mosca agli inchiostri. Nello stesso periodo ho preso contatti con il Giornalino, quando il responsabile dei fumetti era ancora Gino D’Antonio, che mi ha proposto di fare una serie nuova, che continua ancora oggi, anche se non sono io a disegnarla: Zia Agatha, una specie di investigatrice alla Miss Marple; non a caso il suo nome completo è Agatha Marple.

Oggi di quali personaggi ti stai occupando?
Oggi continuo a fare fumetti, anche se non faccio più Cattivik, la cui testata ha chiuso tempo fa. L’ultima produzione legata a quel personaggio è stata una serie a cartoni animati che uscì (se non erro) su Italia 1, per la quale ho fatto qualche story board. Ho ripreso i contatti con il Giornalino: sto disegnando storie che loro chiamano “finalini”, ovvero storie libere di otto tavole non legate a un personaggio preciso. Intanto aiuto anche Laura (Laura Stroppi, Ndr) con i suoi progetti. Su Skorpio, a settimane alterne, escono le strisce di Rapa & Nui e di Ghigo lo Sfigo.

Come nascono le tue strisce?
Ci divertiamo molto a farle. Per Rapa & Nui, io sono alle matite, Laura al ripasso degli inchiostri e i testi li scrive un nostro amico, Augusto Rasori. Con Augusto ho creato anche le Strisce Bavose, personaggi completamente di nostra invenzione. Sono lumache nate come striscia umoristica e poi divenute vignette di satira, soprattutto politica. Sono state pubblicate su inserti come M de L’Unità, ma soprattutto in rete, su siti come Mamma, Il quotidiano della satira, Inserto Satirico e, soprattutto, sul nostro blog Strisce Bavose, dove sono presenti quasi tutte le circa 700 vignette che abbiamo realizzato. Rapa & Nui invece è nato come una sorta di spin-off di Strisce Bavose: in una striscia le lumache arrivano sotto i testoni dell’Isola di Pasqua… Abbiamo fatto anche un cartone animato pilota usando Flash, della durata di tre minuti, anche se quello dei cartoni animati è un settore ancora più in crisi rispetto a quello dell’editoria. Questione di budget e di mercato molto ristretto.

Hai mai disegnato qualcosa di realistico?
Certo. Per il Giornalino, dopo la già citata Zia Agatha, ho disegnato la serie Contatti su testi di Piero Lusso. Inoltre ho lavorato con Luigi Piccatto, disegnatore della Bonelli, a un paio di albi della miniserie Demian, su testi di Pasquale Ruiu. Ho lavorato anche a una paio di albi di Dylan Dog. È stata un’esperienza utile, non tanto per apprendere uno stile più realistico, quanto piuttosto per imparare a darsi i tempi giusti e a impostare il layout della pagina quando si ha a che fare con un album di quasi cento pagine. Nell’impostare la regia della storia, Piccatto è un maestro.

Qual è il tuo rapporto con il digitale sul lavoro?
Nel limite delle mie conoscenze utilizzo il digitale. Ho smesso di colorare a mano perché così è molto più comodo, ma non più veloce come qualcuno potrebbe pensare: colorare con Photoshop è più lento che farlo a mano, perché hai la possibilità di tornare indietro e modificare, una possibilità che il perfezionismo insito in ogni disegnatore non può farsi sfuggire. In questo modo i tempi di lavoro come minimo si triplicano. Per quanto riguarda il disegno, non lo faccio direttamente sul computer senza passaggio cartaceo. Sono ancora legato alla carta, la matita e gli inchiostri. Disegno a mano, poi faccio una bella scansione del lavoro e lo coloro con Photoshop.

E del fumetto pubblicato in digitale cosa pensi?
Io sono legato all’oggetto-libro. Trovo che la carta sia ancora competitiva nei riguardi delle nuove tecnologie. Questo non vuol dire che sia contrario alle pubblicazioni digitali, anche di fumetti. Dato che viviamo in un mondo, soprattutto in Italia, dove non si legge, ben venga un fumetto digitale che si possa leggere e consultare. Certo, in questo modo sparisce il piacere di girare la pagina, però tutte le cose cambiano e non si può pretendere di rimanere in maniera anacronistica legati al prodotto del passato.

Hai un progetto nel cassetto?
Il progetto nel cassetto è quello di trovare un editore di strisce umoristiche, cosa molto difficile in Italia, ma anche in altri Paesi. Forse l’unico mercato aperto a questo tipo di produzione è quello americano.

Con Giorgio Sommacal abbiamo parlato anche di molto altro, soprattutto delle sue attività più recenti nel campo dell’illustrazione per ragazzi. L’intervista completa è disponibile sul nr. 5 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale scaricabile gratuitamente da qui.

(Sergio Brambilla • 10/11/2012)