Una miniserie che ci aveva colpito molto favorevolmente al suo esordio e che – giunta alla terza uscita – mantiene egregiamente le promesse: sul nr. 3 dell’albo bimestrale Law, il lato oscuro della legge (Sotto silenzio, Star Comics, euro 2,70, disegni di Ennio Bufi con Enza Fontana, testi di Giorgio Salati e Davide Caci), lo studio Cussler & Brandise è alle prese con l’omicidio di Stephanie Reymond, amministratore delegato di una grossa società di informatica. L’accusato è Michael Stark che però misteriosamente rifiuta di dare ogni minima informazione ai suoi legali… E pare proprio che dietro il “semplice” omicidio ci sia ben di più.
Ma – a parte la trama con il caso legale dell’episodio – prosegue l’analisi dei personaggi che il lettore conosce sempre meglio: dalla cinica e freddissima Gwen, che si rivela invece sempre più umana, al suo esatto opposto, la timida Rachel; dal duro Donnie, che pare nascondere tristi problemi di salute, al principe del foro Chris, con le sue evidenti debolezze che maschera abilmente dietro l’apparente strafottenza…
Giorgio Salati, uno degli autori dei testi, ha scambiato quattro chiacchiere con la Sbam-redazione sul nostro gruppo Facebook. Lo riportiamo di seguito.
“Perché non abbiamo ambientato LAW in Italia?” ha scritto Giorgio. “È presto detto: la legge in Italia è estremamente più burocratica e poco spettacolare rispetto agli USA. Per un motivo, soprattutto: qui da noi a giudicare è un Giudice, mentre nei processi penali negli Stati Uniti è una giuria di 12 persone non esperte di giurisprudenza. Questo significa che – per quanto i giurati vengano istruiti sulle leggi che determinano il caso che vanno a esaminare – restano persone comuni con cui a poco serve usare linguaggio tecnico e discutere sui cavilli. Coi giurati bisogna raccontare una storia che convinca la giuria, e questo rende i processi molto più spettacolari e adatti a essere raccontati in un romanzo, film o fumetto. Basti vedere quanti legal thriller sono ambientati in Italia: zero! Solo Carofiglio è riuscito a scrivere qualche romanzo con un avvocato come protagonista, ma i suoi sono comunque più che altro romanzi con l’ambientazione legale di sottofondo. Perché la legge italiana è molto più noiosa, e quindi poco interessante da essere romanzata.”
Abbiamo notato che nella storia è molto importante la giuria ed è affascinante la figura della psicologa che prepara la giuria simulata…
“La consulente psicologa e la selezione della giuria è proprio così: i candidati sono molti, difesa e accusa hanno a disposizione lo stesso numero di eliminazioni finché si arriva ai 12 definitivi. In realtà ne restano anche alcuni di riserva, nel caso che qualche impedimento costringa qualche giurato ad andarsene. Sono cose affascinanti su cui varrebbe la pena di soffermarsi, ma siccome il nostro obiettivo era di concentrarsi di più sul giallo che sulla vita da tribunale, abbiamo preferito questi particolari usarli per “stupire” il lettore senza approfondire più di tanto, e lasciare che sia lui a informarsi se è interessato”.
(Annalisa ‘Maya’ Bianchi)