Era il 1965 quando un giovane architetto e grafico milanese pubblicava sul numero 2 di Linus, testata storica per la Nona Arte italica, La curva di Lesmo. Il protagonita era Neutron, una sorta di supereroe, in realtà il critico d’arte Philip Rembrandt, fidanzato a una bella ragazza con i capelli nerissimi pettinati alla paggetto, la fotografa Valentina Rosselli. Ben presto, fu proprio lei, da subito nota semplicemente come Valentina, a salire alla ribalta, divenendo l’indiscussa protagonista dell’opera del grande Guido Crepax.
Nel mondo dei fumetti è un caso quasi unico di personaggio con data di nascita nota e precisa, con tanto di carta d’identità. Ma se è per questo, di lei c’è ben poco che non sia visto e rivisto: parliamo infatti di uno dei miti più sensuali del fumetto mondiale, di un’eroina con cui il suo autore ha creato un modo nuovo di fare fumetti. Il suo taglio è cinematografico, il suo disegno molto “grafico”, la sua sceneggiatura mescola la realtà con il ricordo e con il sogno: la dimensione onirica prevale sulla trama, piegando anche la tavola disegnata ai suoi scopi. Ed ecco che la divisione in vignette non conta più nulla, l’inquadratura è qualcosa di assolutamente nuovo. 

Uno dei tanti volumi dedicati negli anni a Valentina: “Ritratto di Valentina”, Milano Libri Edizioni 1979

Graziosa, con un fragile corpo slanciato che volentieri esibisce senza malizia e i capelli neri tagliati alla paggio, disponibile ad amplessi erotici, Valentina resta irretita da allucinazioni e incubi atroci” scriveva Gaetano Strazzulla su Fumetti di ieri e di oggi (Cappelli, 1977). “La sofisticata eroina di Crepax è più audace e perversa dell’intraprendente Barbarella (…). Ossessionata, e al tempo stesso attratta, da fantasie oniriche sado-masochiste, sogna di essere l’oggetto di giochi morbosi, di venire brutalizzata da biechi ufficiali tedeschi in divisa nazista, con monocolo e la grinta del perfido, e da signorotti spagnoli vestiti alla moda del XVII secolo, i quali la denudano, la palpano avidamente e con insistenza e la sottopongono a raffinate torture che sembrano procurarle un piacere voluttuoso e orgasmi inaspettati“.
Un momento particolarmente noto della saga di Valentina è l’incontro con Baba Yaga, misteriosa strega proveniente dal mondo sotterraneo dei Lemuri calvi, che conduce la fotografa in una serie di avventure oscure e – aggiungeremmo – di non facile lettura: nelle tavole di Crepax è sempre la parte grafica a prevalere e a colpire il lettore.
Ma attenzione: non parliamo di fumetto erotico o tantomeno dell’orrore: “L’erotismo e il sado-masochsmo dei fumetti di Crepax non sono quelli epidermici e volgari di certi crassi fumetti per adulti nostrani“, diceva ancora Strazzulla sullo stesso volume, “ma al contrario hanno una diretta derivazione psicanalitica e comunicano al lettore un senso di oppressiva inquietudine che raggiunge il suo diapason attraverso una serie di incubi onirici legati perloppiù a talune fantasie di Kafka, Poe e Sade“.
Un fumetto di non facile lettura, dicevamo infatti.
Un fumetto la cui protagonista ha vissuto anche film (Baba Yaga di Corrado Farina, 1973, con  Isabelle De Funès nel ruolo di Valentina e Carrol Baker in quello della strega) e telefilm (Valentina, 1989-1990, 13 episodi di produzione Mediaset con regia di Gianfranco Giagni e Giandomenico Curi; la modella Demetra Hampton impersonava la protagonista), segno di un successo andato ben oltre le pagine delle riviste per appassionati.
Un fumetto che non è sopravvissuto al suo creatore: con la scomparsa di Guido Crepax, avvenuta nel 2003, su espresso desiderio dell’artista nessuno ha più realizzato nuove avventure dell’indimenticabile Valentina Rosselli.

(Antonio Marangi)