“Jane Spara”, pubblicato da Rizzoli nel 1976

5 dicembre del 1932: sul tabloid inglese Daily Mirror compariva per la prima volta una procace, ingenua, generosa fanciulla destinata ad un grande successo. La striscia si intitolava Jane’s Journal – Or the Diary of a Bright Young Thing: dalla penna di Norman Pett era nata Jane. Colpì subito l’attenzione per la sua prerogativa principale: riusciva sempre a perdere indumenti, e in misura molto superiore alle abitudini dell’epoca! Talvolta perché la gonna le restava incastrata in una porta, altre volte per piccoli incidenti assortiti o semplicemente perchè… si cambiava d’abito. Ebbe un clamoroso successo diventando una vera e propria icona per i soldati britannici e americani impegnati nel secondo conflitto mondiale, che conservavano le strisce della dolce biondina. Leggenda vuole che gli Alleati riportassero una fondamentale vittoria all’indomani della pubblicazione della striscia dove Jane appariva finalmente completamente nuda!
Jane però riusciva a non destare scandalo:  era infatti talmente simpatica, ingenua e priva di malizia da non suscitare ribellione neanche nel pubblico femminile. Inoltre è sempre stata fedelissima al suo “Giorgino”, un detective privato non proprio brillante, ed è sempre amorevole con il suo bassotto, cagnolino dall’improbabile nome di Fritz von Pumperniker.

“Jane figlia di Jane”, Albatros 1975

La Jane di Norman Pett si concluse con la guerra, e non arrivò mai in Italia. In compenso nel Belpaese è stata pubblicata a lungo dal Giorno e da Linus la Jane di Mike Hubbard, l’autore che raccolse il testimone dal creatore della striscia e la portò avanti fino al 1959, quando si chiuse definitivamente.
La striscia era impostata come il diario di Jane, che scriveva ciò che le accadeva durante le giornate. Ed erano davvero giornate intense: nella vicenda riportata dal volume “Jane spara” della Bur (figura in alto), ad esempio, si trova a fare l’infiltrata in una pericolosa banda di gangster per aiutare il suo George in una indagine; il boss di turno, il terribile Lupo, si innamora davvero di lei e deciderà di cambiare vita.

In seguito alla chiusura della striscia, il Daily Mirror decise comunque di proseguire la serie con un nuovo personaggio e la affidò al bravo Alfred Mazure, in arte semplicemente Maz: titolare del diario divenne così… la figlia di Jane, battezzata Jane a sua volta. Questa nuova versione mantenne la qualità della precedente (anche se i lettori inglesi più nostalgici dicevano che la vera Jane era un’altra cosa), e la nuova Jane ha tenuto alto l’onore del nome materno, saltellando anche lei tra le situazioni più diverse: nel volume della Albatros in figura, ad esempio, passa da assistente di un detective – buon sangue non mente – ad attrice, da vittima di un attempato spasimante a aiutante di un agente immobiliare, da valletta di un mago da cabaret a… naufraga su un’isola caraibica, sempre rigorosamente con gli abiti a pezzi! E da brava figlia, spesso e volentieri telefona alla mammina – che però non compare mai – per aggiornarla sulle sue vicende.

“Patti”, Albatros 1975

Come tutti i grandi successi, non potevano poi mancare cloni e imitazioni anche di Jane: ed ecco Patti Perkins (o più semplicemente Patti), contemporanea e coetanea di Jane figlia: durò pochi anni (dal 1959 al 1961) ma fu diffusa in milioni di copie di vari quotidiani inglesi. Era opera di Janny Mclauchlin e disegnata da Bob (o Rob? ci sono notizie discordanti in merito e l’autore si firmava solo col cognome) Hamilton.

Mike Hubbard, Jane spara, Biblioteca Universale Rizzoli (BUR) 1976.
Alfred Mazure, Jane figlia di Jane, Biblioteca a fumetti nr. 2, Albatros 1975.
Bob Hamilton, Patti, Biblioteca a fumetti nr. 4, Albatros 1975.

(Antonio Marangi • 04/05/2012)