Povero James Buchanan Barnes… È morto di nuovo. Non credo davvero che nel panorama del fumetto mondiale esista un altro personaggio altrettanto scalognato (a parte gli sfortunati per definizione del fumetto umoristico, quelli alla Wile Coyote, ovviamente). È nato – editorialmente parlando – nel 1941, con due genitori del calibro di Jack Kirby e Joe Simon: nel pieno della Seconda guerra mondiale è la giovanissima mascotte di un campo di addestramento dell’esercito americano, Fort Lehigh, dove diventa amico di Steve Rogers, reduce dell’esperimento del super-soldato e quindi fresco Capitan America. Fino al fatale giorno in cui entra improvvisamente nella tenda dell’amico scoprendolo mentre indossa il costume bianco, rosso e blu e quindi il suo segreto. Ed ecco nascere una delle coppie più famose del fumetto dei tempi eroici, Capitan America e Bucky appunto, cavalcando il classico espediente narrativo dell’epoca: mettere vicino al grande eroe il ragazzino in cui il giovanissimo lettore si possa identificare (esattamente come Robin per Batman).
Negli anni Sessanta, alla rinascita del Capitano trovato ibernato, scongelato e rimesso in pista dai Vendicatori, di Bucky però non c’è più traccia. Le prime avventure moderne di Cap sono tutte in flashback: è Steve che narra ai suoi compagni – e ai lettori – le sue antiche battaglie con Bucky contro i nazisti. Finchè Occhio di Falco gli chiede notizia: “E cosa accadde a quel ragazzo, Bucky? Cosa fa oggi?”; “Bucky… lo abbiamo perso… in una missione di guerra – risponde il Capitano – È morto coraggiosamente com’è vissuto”. Tutto qui. Non si sa come, nè quando sia successo: Bucky scompare in queste poche parole (siamo sul numero 4 di Capitan America Editoriale Corno, del 6 giugno 1973, in originale su Tales of Suspense n. 71 del novembre 1965), per i lettori e per le storie seguenti.
Rivivrà di tanto in tanto nei ricordi di Steve e in avventure in flashback, e scopriremo così come andò, quel fatale giorno sul finire della guerra, quando i due eroi tentarono di fermare un aereo minato dal barone Zemo: Cap precipitò nelle gelide acque di Terranova rimanendo ibernato, Bucky non fu così “fortunato”. Negli anni seguenti ci sono stati altri “Bucky” (il più somigliante e duraturo fu Rick Jones, lo storico amico di Hulk) ma nessuno poteva sostituire il povero James nel cuore del Capitano, che mai ha smesso di sentirci in colpa per la sua morte… Finché…
Finché salta fuori che Bucky non è mai morto! Anche lui è precipitato nelle acque gelide, sia pure senza un braccio, rimanendo ibernato. Ma purtroppo per lui non è stato ritrovato dai Vendicatori ma – “ovviamente” – dai Sovietici, che pensarono bene di trasformarlo nel più terribile assassino segreto del regime agli ordini del KGB, il Soldato d’Inverno. Tenuto in perenne stato di animazione sospesa in freezer, lo svegliavano al momento della missione suicida di turno e poi lo rimettevano sotto ghiaccio. Così per anni e anni, almeno fino alla fine della Guerra Fredda, quando fu ritrovato e “ripristinato” da Capitan America… giusto in tempo per prenderne il posto al momento della morte della Leggenda vivente!
Quando poi Steve ritorna dalla morte (anche lui, come da tradizione Marvel, e questa è storia recente),  lascia comunque lo scudo a Bucky, assumendo per sè un altro ruolo.
È finalmente il momento della stabilità e della chiarezza di ruolo per il povero James? No certo, anzi, finisce sotto processo per i crimini commessi come Soldato d’Inverno e internato in un gulag dove incontra tanti dei suoi antichi nemici, tutti in coda col numerino in mano per fargli la pelle! Liberato dalla Vedova Nera torna tra i Vendicatori. Finisce però letteralmente squartato da Skadi nel quarto episodio di Fear Itself, la maxi-saga Marvel che vede l’universo mondo degli eroi Marvel combattere disperati contro le divinità asgardiane del Serpente. Ed ecco il povero Bucky su un tavolo di marmo, pianto dagli eroi superstiti…
E adesso? Sul numero 21 di Capitan America e i Vendicatori Segreti (Panini Comics, febbraio 2012, da cui è tratta l’immagine in apertura di questo articolo) parte una nuova saga: Capitan America e Bucky, di Ed Brubaker e Mark Andreyko su disegni di Chris Samnee, che si propone di riscrivere tutto il pregresso del giovanissimo James, dalla nascita al fatale incontro col Capitano: si vuole così dare una spiegazione plausibile al fatto che un sedicenne scapestrato potesse diventare un combattente in prima linea, mascherato e… disarmato come risultava nelle avventure degli anni Quaranta. Scopriamo quindi che il buon Bucky era  in una situazione difficile già da bambino! Orfano di madre fin da piccolissimo, è allevato con la sorellina dal padre, militare a Fort Lehigh, rivelando presto un carattere difficile e violento. Tanto che, quando anche il padre muore in un incidente e la sorellina spedita in un orfanotrofio, qualche papavero dell’esercito decide di dargli un addestramento come agente speciale sfruttando le sue doti naturali di agilità e potenza e metterlo al fianco del neonato Capitan America…
La serie appare interessante e va seguita con attenzione. Ma intanto – tornando al presente – tutti i Marvel-fan si chiedono se per il buon vecchio James Buchanan Barnes sia finalmente tempo di riposare in pace…

(Antonio Marangi)