Chi si ricorda di Serafino il vagabondo? Opera di Egidio Gherlizza negli anni Cinquanta, pubblicato dalle mitiche Edizioni Alpe (quelli di Cucciolo e Tiramolla): era uno scalognatissimo canguro (?) antropomorfo che negli anni si è sempre più “umanizzato”.

All’inizio delle sue storie, rivolte evidentemente ai lettori più giovani, il  vagabondo è alla ricerca di una soluzione alla sua perenne fame. Si trova così nelle soluzioni più diverse, mosso spesso dalla sua generosità verso il prossimo, e finendo nei guai! Come nella storia in cui si arrampica su un tetto per aprire dall’interno la porta della villetta di cui il presunto proprietario ha smarrito le chiavi. Ovviamente l’individuo è in realtà un ladro che fugge con la refurtiva lasciando nei guai il povero Serafino, che però può consolarsi col rancio della prigione!

Di Egidio Gherlizza così ha scritto il suo amico e collega Sandro Dossi (che ringraziamo) sulla nostra pagina di Facebook: “Egidio Gherlizza è uno degli autori più poetici che ho conosciuto. Ci siamo incontrati alle Edizioni Bianconi, era estremamente riservato e timido! Ha creato nel 1952 il suo personaggio più noto, il barbone Serafino, e nello stesso anno la famiglia Chicchirichì, l’orsetto Gianni e il pinguino Marcello (questi ultimi due saranno per molti anni pubblicati sulle Edizioni Alpe come coppia fissa)“.

L’albo in figura è il numero 1 del 1973.