Tra le Nuvole Parlanti italiani, l’uscita di una nuova serie della Bonelli Editore è sempre un evento che fa rumore. Ecco perché l’arrivo di Morgan Lost ha già suscitato ampi dibattiti tra gli appassionati. Anche noi di Sbam! Comics non ci siamo sottratti a questo piacevolissimo obbligo, e abbiamo dedicato al cacciatore di taglie dal volto tatuato la cover story dell’ultimo numero della nostra rivista digitale (scaricatelo gratuitamente da QUI).

CoverSbam_24Per parlare al meglio del personaggio, ci siamo rivolti direttamente al suo creatore: Claudio Chiaverotti, già “papà” di Brendon nonché autore di una cinquantina di storici albi di Dylan Dog, per farci raccontare tutto (ma proprio tutto) sulla sua ultima creatura. Trovate l’intervista completa sulle pagine del citato Sbam!, ma di seguito vi anticipiamo un paio di succose risposte (ma poi, ovviamente, correte a scaricare la rivista completa, dove troverete anche gli interventi di Lola Airaghi, Fabrizio De Tommaso e Max Bertolino, tre dei valentissimi disegnatori all’opera sulla nuova serie).

Cominciamo, come si conviene, con le presentazioni di rito: chi è Morgan Lost?
È un uomo che dà la caccia ai mostri, ai serial killer; che vive in una realtà ucronica, in una New York anni ’50 ma con forti contaminazioni riferibili all’antico Egitto e con uno sviluppo tecnologico più avanzato rispetto ai “veri” anni ’50. Per me, è un po’ lo specchio della nostra epoca: attraverso la maschera di quell’ucronia, mi sforzo di parlare del 2015 e dei problemi che ci troviamo ad affrontare oggi.
La storia è una storia di genere, un action-thriller in cui però non c’è l’indagine classica, il cosiddetto procedural, una cosa che tanti miei colleghi hanno fatto e fanno molto meglio di quanto potrei fare io. E poi, diciamolo, a me piace di più il thriller movimentato, e soprattutto mi piace l’idea che lui indaghi sulla mente di questi serial killer, cercando di entrarci e, a volte, rischiando di sprofondarci. Insomma, fa un po’ il profiler, anche se sappiamo che in realtà storicamente il profiling è stato inventato solo molto dopo, negli anni ’70, da John Douglas. Qui invece, vi fornisco una mini-anticipazione, c’entra qualcosa Sigmund Freud, come si capirà meglio già nel secondo numero. Infatti, la “bibbia” di questi cacciatori di mostri l’ha scritta proprio Freud.


Morgan-Lost
Se è vero che in ogni personaggio c’è molto del suo autore, cos’è che accomuna Morgan a Brendon? E cosa, invece, li differenzia?
Sono figli dello stesso padre, certo, ma li trovo abbastanza diversi a cominciare dalla connotazione ambientale: Brendon vive in un Medioevo prossimo venturo, Morgan è molto più metropolitano, quindi in lui ho potuto inserire molte più delle mie manie e delle mie paranoie. Per esempio, la passione per il cinema; e poi l’insonnia (io regolarmente non mi addormento prima delle quattro del mattino) e il mal di testa che ne consegue. E, ancora, l’amore per il silenzio assoluto, che solo la notte fonda ti può regalare. Certo, non tutte le fragilità di Morgan sono le mie, però ho cercato di trasmettergliene alcune. I personaggi vivono di conflitti, sono quelli che li rendono interessanti: Morgan Lost ha un’apparenza dura, con quella mascherina tatuata sul volto; proprio per questo ho voluto raccontarlo attraverso le sue debolezze e i suoi difetti.

sbam-morganlost-Lola-AiraghiVeniamo all’aspetto grafico e cromatico di Morgan Lost, innovativo per gli standard Bonelli e non solo per quelli: come è nata l’idea, e che cosa intende comunicare?
L’idea è nata quasi subito, allorché ci siamo detti: vogliamo raccontare un thriller, un noir, perché non inserirci anche una colorazione particolare? Si è poi sviluppata praticamente in contemporanea al fatto che il protagonista fosse daltonico. La citazione, in questo caso, rimanda a un vecchio film di Coppola, Rusty il selvaggio, in cui il personaggio di Mickey Rourke è daltonico e gli unici colori che distingue sono quelli dei pesci (da cui il titolo originale Rumble Fish, cioè pesci combattenti – Ndr)
Da qui, l’ispirazione: perché non creare una sorta di tridimensionalità della storia? Mi spiego meglio: Morgan vede a sfumature di grigio e di rosso; e sono proprio le stesse sfumature che noi inseriamo nel nostro fumetto, quasi che vedessimo le storie attraverso gli occhi del protagonista. Non è una vera e propria soggettiva, dato che ovviamente lui si trova “dentro” le vignette, ma è come essere al di fuori e vederle comunque come le vedrebbe lui. 
Il risultato è una resa grafica molto particolare, che ad alcuni ha subito ricordato Sin City. Ecco, questa è una cosa su cui ho riflettuto a lungo: ovviamente non avremmo potuto competere con la grandezza di Frank Miller e poi, diciamolo, scopiazzare non è mai bello. Abbiamo così pensato a qualcosa di nuovo, a un rosso “che racconta”; quello di Morgan Lost è infatti un rosso d’atmosfera, che a seconda delle vignette risulta anche molto presente. Ne è venuto fuori un prodotto che, mi auguro, ha una sua originalità e una sua unicità, non solo nell’ambito del fumetto bonelliano.
Mi fa molto piacere poi il fatto che questa colorazione si possa fare direttamente sul canale del nero, senza bisogno quindi di stampare in quadricromia: ecco perché abbiamo un albo “quasi a colori”, o comunque con una colorazione particolare, che costa 3,50 euro, vale a dire appena 30 centesimi in più dei classici Bonelli in bianco e nero.

Contrariamente alle ultime testate Bonelli, Morgan Lost non si svilupperà “a stagioni”, ma sarà una serie potenzialmente “infinita”. L’obiettivo è raggiungere, almeno, la longevità di Brendon?
Ma anche di più, perché no? Ovviamente non dipende da me ma dal sostegno dei lettori, anche se per ora riscontro un grande interesse che fa ben sperare per il futuro. E visto che hai citato Brendon, ne approfitto per ricordare che a partire dal luglio 2016 ritornerà in una serie di speciali a colori. Saranno storie in sostanziale continuità rispetto al punto in cui si è conclusa la prima serie, con giusto un paio di piccoli cambiamenti relativi all’aspetto del protagonista, alla sua pistola e a un nuovo cavallo che prenderà il posto di Falstaff.

(Marco De Rosa)