manfrediDefinirlo poliedrico, forse, è addirittura riduttivo. Gianfranco Manfredi è uno scrittore capace di passare con estrema disinvoltura dal romanzo al fumetto, senza mai dimenticare l’attività cantautoriale. Nel suo ricco curriculum non manca neppure il cinema, che il nostro ha frequentato in veste di sceneggiatore ma anche (cosa che non tutti sanno) di attore.
Inutile dire che a noi di Sbam! il Manfredi che più interessa (e che più amiamo) è l’autore di fumetti, professione intrapresa negli anni Novanta prima con Gordon Link (per l’Editoriale Dardo) e successivamente sotto l’egida della Sergio Bonelli Editore, per cui ha creato una serie-cult come Magico Vento e le miniserie Volto Nascosto e Shanghai Devil, oltre a scrivere diverse storie di Dylan Dog e Tex.
Questo ultimo scorcio del 2014 l’ha visto tornare in grande stile in edicola con il progetto Adam Wild, arrivato al secondo numero. Quale occasione migliore per rivolgergli qualche domanda?
Detto fatto, ecco la nostra intervista all’autore marchigiano (ma milanese d’adozione), che ringraziamo per la squisita disponibilità dimostrata. Quello che trovate di seguito è solo un estratto dell’intervista che potrete leggere integralmente sul nr. 18 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale, scaricabile liberamente da QUI.

La lettura del secondo numero ci ha confermato l’impressione che Adam Wild sia una serie pensata soprattutto per i lettori bonelliani “classici”, che chiedevano il ritorno dell’avventura pura e di un eroe capace di affrontarla senza fronzoli o complicazioni introspettive. È un’impressione corretta?
A priori sì, nei fatti pare invece che Adam Wild abbia attratto anche molti lettori giovanissimi. Ma è davvero troppo presto per fare un bilancio, anche perché i numeri più “strani” devono ancora uscire. Dopo Volto Nascosto e Shanghai Devil, torni a confrontarti con il tema del colonialismo. Perché tanto interesse per questo argomento? Perché ritengo che quel periodo sia stato fondamentale per la nascita del mondo globalizzato in cui stiamo vivendo attualmente. Dunque, conoscere quel periodo ci aiuta a comprendere meglio il presente.

E da dove nasce, invece, la tua passione per l’Africa, che emerge da ogni singola pagina?
Da memorie di famiglia, rinfrescate in particolare da un mio viaggio in Kenya e Tanzania di anni fa. Ricorderò sempre, in particolare, gli incontri con gli animali nella savana…

Nel secondo numero abbiamo fatto la conoscenza di Frankie Frost, che sarà una delle nemesi ricorrenti di Adam. Di chi altri si comporrà la galleria dei “cattivi soggetti”?
Sarà lunghissima. Adoro i cattivi dei fumetti. Hogan, il cattivo di Magico Vento, è stato l’unico personaggio di cui ho disegnato personalmente il ritratto. Più sono, meglio è. Adoro la galleria di cattivi di Dick Tracy e le loro diverse psicopatie. I cattivi sono figure estreme. In Adam Wild ci sono cattivi di ogni tipo: bianchi e neri, uomini e donne, cattivi in coppia, un’intera famiglia di cattivi… insomma, ho esagerato.

AdamWildSu Adam Wild vedremo all’opera tanti disegnatori nuovi per Bonelli, la maggior parte dei quali provenienti da scuole diverse da quella italiana: ci sono motivazioni particolari alla base di questa scelta?
È molto semplice: i disegnatori italiani con cui avevo lavorato in precedenza, e anche qualche straniero con cui mi sarebbe piaciuto continuare la collaborazione, erano già tutti impegnati. Ho fatto di necessità virtù. Sono andato alla ricerca di nuovi disegnatori e ho fatto delle scoperte davvero felici, per me. Alla fine, ma solo alla fine, ho concluso che è stato meglio così: una serie nuova va fatta con disegnatori nuovi, più qualche colonna cui non avrei mai rinunciato, perché negli anni mi sono trovato benissimo con loro. In questa serie, le colonne si chiamano Darko Perovic, Alessandro Nespolino e Paolo Raffaelli. Ma anche chi non poteva collaborare con me, si è reso utile suggerendomi disegnatori. È stato, finora, davvero un bel lavoro di squadra.

Leggendo una tua storia, è facile accorgersi della grande attenzione che rivolgi al montaggio e alle immagini: c’entra qualcosa il tuo passato di sceneggiatore cinematografico?
Sicuramente. Questo comporta dei pregi, ma anche dei difetti, perché spesso immagino delle scene o delle situazioni come se le stessi girando, e non considero a sufficienza che in grafica non risultano altrettanto efficaci. Questo difetto lo correggo lasciando liberi i disegnatori di escogitare altre soluzioni, se quelle che suggerisco non dovessero funzionare in pagina. Però dal cinema ho preso l’abitudine a pensare per immagini e in funzione delle immagini e questo è importante quando si scrive un fumetto. Altra cosa importante è precisare sempre il focus di ogni singola vignetta, invece di disperdersi in minute descrizioni di dettagli del tutto secondari che finiscono per confondere le idee ai disegnatori.

Il tuo prossimo lavoro per Bonelli, annunciato in uscita a marzo 2015, sarà la miniserie Coney Island: puoi anticiparci qualcosa in merito?
È una mini cui tengo molto. Un lavoro iniziato prima di Adam Wild, con Bruno Ramella e il compianto Giuseppe Barbati, scomparso proprio in questo periodo, che ha comportato un grande studio figurativo. Si racconta l’America poco prima della Grande Crisi. Il parco di Coney Island rappresentò l’inizio (vistoso) dell’industria del divertimento di massa. Erano gli stessi anni in cui emergeva il gangsterismo e, in particolare, a New York la mafia italiana stava soppiantando quella russa. Inoltre si assisteva all’emergere, anzi al trionfare, della donna moderna, libera, indipendente e anche “scandalosa”. E, infine, molti spettacoli popolari e il cinema d’allora sottolineavano temi e trame “oscuri” dentro la quotidianità, e personaggi fuori dal normale: un sacco di maghi, per esempio, e di sensitivi. Non era affatto facile mettere insieme tutte queste cose in un’unica storia. Mi auguro che questi tre numeri, che raccontano appunto un’unica storia conclusiva, possano in futuro avere un seguito. Per me, mescolare storie di gangster a complicazioni paranormali è stato affascinante.

(Marco De Rosa • 01/12/2014)