Chic Young, Blondie & Dagoberto,  Oscar Mondadori 1969

sbam_oscar_blondie-coverUna tipica coppietta americana, anni Trenta. Lei è carina, premurosa e soprattutto molto svampita: lucida l’argenteria perché non vuole fare brutta figura con l’eventuale ladro che dovesse rubarla; non scrive il mittente sulle sue lettere, tanto è inutile riceverle indietro, visto che le ha già lette; resta al telefono per ore anche con una perfetta estranea che ha sbagliato numero, in fondo è molto simpatica; si compra cappellini alla moda e piange disperata se il maritino non li apprezza adeguatamente. Già, il maritino: perennemente in ritardo in ufficio, è innamoratissimo della consorte, ma mal ne sopporta le estrosità; appena può, si spaparanza sul divano o si incontra con il vicino di casa, tutto pur di non dover tagliare l’erba o ripulire la cantina; nel suo grigio lavoro di impiegato è angariato dal capufficio; cerca di far quadrare i conti familiari ma lo stipendio è quello che è.
Con tutto questo, i due sono legatissimi e alla fin fine davvero felici.
Per certi versi, sembra quasi di parlare dei nipotini di Arcibaldo e Petronilla (vedi), altra storica coppia d’oro del fumetto americano, ma Blondie e Dagoberto (Dagwood) Bumstead – anche se certamente qualche debito con Bringing’ up Father ce l’hanno – sono riusciti rapidamente a crearsi una loro precisissima identità. Tanto da essere uno dei fumetti più letti di tutti i tempi.
Creata da Murat “Chic” Young nel 1930, periodo drammatico per la nazione americana, questa striscia quotidiana cominciò con la storia d’amore tra una giovanissima sartina e l’unico rampollo di una ricchissima famiglia di città, che disereda il figlio dopo il suo rifiuto di troncare questo rapporto. Di punto in bianco, Dagwood sarà costretto a lavorare e cercarsi una casetta, percorrendo la strada di milioni di famiglie americane (l’esatto opposto della genesi del capolavoro di Geo McManus, che narrava invece le vicende di una coppia improvvisamente arricchitasi).
Col tempo, la striscia perderà questo tema iniziale, concentrandosi su quello del rapporto di coppia. Anche quando Blondie e Dagoberto avranno dei figli – Alec e Kikka, che si vedono crescere via via, fino a divenire genitori a loro volta – questi avranno sempre un ruolo secondario nella striscia, quasi a non disturbare i due “veri” protagonisti e il loro successo. Successo clamoroso, riprodotto su decine di testate e da cui sono nati un programma radiofonico, due serial televisivi e ben 28 film, interpretati tra il 1932 e il 1950 da Penny Singleton e Arthur Lake. Con gli anni Settanta, la striscia sarà proseguita dal figlio di Chic, Dean Young, con la collaborazione di Jim Raymond (figlio di un certo Alex Raymond…).
Dall’idea originale di Chic sono passati ben otto decenni: eppure anche oggi, nel leggere le strisce raccolte su questo bellissimo volume del 1974 (ristampa di una precedente edizione del 1969), edita tra gli Oscar Mondadori, il divertimento è assicurato: l’umorismo è ancora freschissimo, le situazioni attuali, e soprattutto il disegno splendido: le fanciulle disegnate da Young hanno segnato un’epoca, oltre che una moda per le ragazze di allora (non ce ne voglia la povera Petronilla, ma Blondie è davvero un’altra cosa!).
Blondie seduceva. Dag rendeva complici” ha scritto Oreste Del Buono nell’introduzione, parlando degli anni Trenta. “Impossibile resistere ai Bumstead, per il ceto medio. Il processo d’identificazione scattava naturalmente. Era un processo d’identificazione in cui c’era tutto da guadagnare per i consumatori d’ambo i sessi. La consumatrice si identificava in una donna nella quasi totalità dei casi più bella di lei. Il consumatore in un uomo che aveva sacrificato più di lui“.

(Antonio Marangi • 15/02/2014)