Cover_deagostini_batman_anno_unoSignore e signori. Vi siete ingozzati. Avete divorato le ricchezze di Gotham… il suo spirito. Il vostro banchetto è quasi finito. Da questo momento in poi… nessuno di voi è al sicuro”. Una candela si spegne. L’oscurità avvolge tutto.

Febbraio 1987: l’universo DC Comics è appena passato sotto la mannaia del maxi evento Crisi Sulle Terre Infinite che ha azzerato oltre 40 anni di storia e una miriade di universi paralleli. Ma per eliminare il passato, in alcuni casi forse imbarazzante (vero, Asso?!), è necessario ripartire dall’origine, da “come tutto è nato”, in una versione definitiva che possa essere tramandata ai posteri ad imperitura memoria. Questo è lo scopo di Batman: Year One, miniserie-nella-serie pubblicata originariamente negli USA in quattro capitoli sui numeri 404/407 del mensile USA Batman e pubblicati in Italia più volte, a partire dall’edizione allegata a Corto Maltese del 1990 per arrivare a quella più recente apparsa su Batman: La Leggenda 1 (agosto 2008, edizioni Planeta De Agostini), di cui vedete la copertina in alto.
Lo spirito innovatore di questa storia è chiaro già dalla prima vignetta: la prima persona che conosciamo infatti non è Batman (come tutti ci aspetteremmo), ma il tenente James “Jim” Gordon, arrivato fresco fresco di trasferimento nella fredda Gotham City con la moglie Barbara (incinta) a seguito. Due grandi rivoluzioni sono già partite, quindi: la fine dell’epoca delle storie “batmancentriche”, in cui tutta la trama ruotava intorno al protagonista (ed eventualmente a Robin) e alla sconfitta del cattivone di turno, e l’arrivo, finalmente!, al riconoscimento di Gordon come vero co-protagonista della saga del Pipistrellone. In un mondo in cui parole come legge e giustizia, o ruoli come poliziotto e vigilante, spesso si confondono, Jim e Bruce resteranno sempre se stessi, amici, alleati ma mai colleghi. Ognuno, d’ora in poi, avrà il suo ruolo ben definito nella saga: mai più vedremo un Gordon in versione “tecnico-luce” per il bat-segnale.

Batman entra in scena, quasi di nascosto, due vignette dopo: dal  finestrino di un aereo, dopo dodici anni in giro per il mondo, ecco il venticinquenne Bruce Wayne tornare a casa per prendere le redini dell’impero lasciatogli dai suoi genitori, o almeno così si dice. In realtà il suo rientro sulle scene ha uno scopo molto diverso.

Saro-un-pipistrelloFin da subito la storia si snoda su due binari. Da un lato quella di Gordon che prende confidenza (suo malgrado) con i colleghi ed i superiori della polizia di Gotham, che si scopriranno essere non più limpidi e cristallini dei criminali che dovrebbero sbattere in cella. Dall’altro lato, quella del giovane rampollo di casa Wayne che freme dalla voglia di mettere in pratica gli insegnamenti appresi nei dodici anni di addestramento. L’esordio, però, non è dei migliori: ferito da una baby-prostituta, aggredito da una collega di questa (il nome Selina vi dice nulla?) e ferito da un poliziotto, Bruce riesce a malapena a fare il suo ritorno a casa. E capisce che operare così non serve a nulla: i criminali sono individui codardi e superstiziosi, bisogna sorprenderli, spaventarli, far sì che fuggano davanti al predatore… Ed ecco la scena più famosa dell’intera saga. Un pipistrello (uno dei tanti abitanti dell’immensa caverna posta al di sotto di Wayne Manor) sfonda la finestra della stanza in cui Bruce giace ferito: è il segnale che aspettava.

“Sì, padre. Diventerò un pipistrello”.

Nel frattempo, Gordon si sta guadagnando una pessima fama in commissariato: ligio al dovere, corretto con i colleghi e sicuramente poco incline alla violenza gratuita, il nuovo tenentino dà parecchio fastidio. E così, gli viene affibbiato un caso impossibile: catturare il nuovo vigilante vestito da pipistrello, che sta dando parecchi grattacapi al crimine organizzato (che a Gotham pare coincidere con i piani alti della polizia). Ma, si sa, spesso i piani ben congegnati non valgono nulla contro un sano colpo di fortuna… Capita così che, tornando verso casa in compagnia dell’unica collega con cui ha stretto un solido rapporto (Sarah Essen), Jim si trovi ad incrociare la strada del vigilante, collaborando con lui per salvare un’anziana da morte certa. Batman e Gordon sono per la prima volta faccia a faccia, entrambi storditi: ma il giustiziere riesce a fuggire,e si rifugia in un edificio abbandonato. Batman è circondato, ferito, e la SWAT (su ordine del commissario Loeb, superiore di Gordon) è pronta a colpire. Ma le forze dell’ordine avranno un’amara, amarissima, sorpresa.

Nel frattempo, Gordon e la Essen stanno diventando molto più che semplici colleghi: la complicità tra i due si trasforma in breve tempo in attrazione, che andrà a sfociare (inevitabilmente) in una relazione clandestina destinata non solo a mettere in serio pericolo l’equilibrio psicofisico del tenente, ma anche a permettergli (grazie alle idee della bionda collega) di arrivare vicinissimo alla verità sul “caso-Batman”, molto più di quanto non abbiano fatto altri (e ben più pericolosi) nemici negli anni a venire.

Il capitolo finale della saga si apre con due “botti”: Gordon tronca la relazione con la Essen (l’amore per la moglie e per il neonato James alla fine avranno la meglio) e in breve tempo riesce a mettere in guardina (grazie a Batman ed alle sue tecniche di interrogatorio “texiane”) uno dei pezzi grossi del commissariato, il detective Flass, braccio destro del viscido commissario Loeb. E scoppia il putiferio.
Loeb deve a tutti i costi fermare Gordon, prima che sia troppo tardi. Sembrerebbe semplice, dal momento che la relazione tra il tenente e Sarah non era poi tanto clandestina come questi avrebbero voluto, ma non ha fatto i conti con l’onestà di Jim, che ha già confessato tutto alla moglie. Ed allora decide di attuare la sua vendetta nel modo più vigliacco… Il finale (che non vi sveliamo qui ma è comunque celeberrimo), tutto azione e colpi di scena, rappresenta la pietra miliare su cui si fonderà l’amicizia di Batman con il neo capitano Gordon (sarà promosso tale alla fine della storia): ora il poliziotto sa che il giustiziere incappucciato è dalla sua parte e viceversa. Un’amicizia sincera, fatta di reciproco rispetto ed ammirazione e di totale fiducia l’uno nell’altro, pur non condividendo le rispettive metodologie. Un’amicizia destinata ad essere il trait d’union di tutta la saga di Batman, più forte alle tantissime disgrazie che Jim Gordon affronterà nella sua vita.

Al timone di questa saga troviamo due star del fumetto mondiale, Frank Miller ai testi e David Mazzucchelli ai disegni(senza dimenticare i colori di Richmond Lewis): la coppia, già rodata per aver realizzato un anno prima per la Marvel il capolavoro Born Again (una delle più belle storie di Devil in assoluto), sfodera qui una prestazione da applausi. La forza di questa saga sta proprio nella capacità degli autori di dar vita ad una trama che si mantiene viva e avvincente anche riletta quasi 30 anni dopo, che non perde nulla dello spirito iniziale (come molte, troppe altre storie di Batman) ma anzi, si pone come uno di quei capisaldi della storia dei comics (insieme a Watchmen, V For Vendetta e Il Ritorno del Cavaliere Oscuro) osannati sia dai lettori più adulti sia dalle nuove generazioni.
Un classico senza tempo dunque, che, come tutti i classici, merita un posto d’onore nelle librerie di ogni appassionato di fumetti.

(Roberto Orzetti • 13/10/2013)