Probabilmente, abbiamo letto la prima, vera interazione Disney/Marvel della storia, da tutti favoleggiata fin dall’epoca dell’accordo commerciale tra i due colossi, ma non ancora vista in realtà. Stiamo parlando del bellissimo episodio uscito recentemente su Paperinik AppGrade (ne parlavamo qui) con l’incontro/scontro tra Paperinik e Capitan Paperopoli, chiaro – e non unico – riferimento ai più classici dei personaggi Marvel.
La Sbam-redazione ha incontrato i due autori del piccolo capolavoro, Roberto Gagnor (testi) e Alberto Lavoradori (disegni) per un piccolo dibattito in merito. Lo trovate – in tutto il suo splendore – sul nr.10 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale gratuita scaricabile da qui. Di seguito vi anticipiamo un estratto della chicacchierata con Gagnor, che ancora ringraziamo.

Questa non è la classica parodia papero-topolesca della tradizione Disney italiana, anche se ne mantiene i tratti. È qualcosa di davvero nuovo: cosa ne dite?
L’idea, in tutte le mie storie, è di fare qualcosa di nuovo. Dopo MIGLIAIA di storie Disney è ora di trovare strade diverse. Per questo cerco sempre di metterci qualcosa di nuovo, anche a livello formale: “spacco” la classica griglia della tavola disneyana, inizio senza il titolo o con un flashback, racconto le storie come fossero film. Questo per due motivi: uno è la mia formazione (scrivo anche per il cinema e la TV, quando capita), l’altro è che il pubblico di oggi è molto più narrativamente raffinato. Non puoi raccontare una storia Disney come se fossimo nel 1970! Se scrivo Doubleduck, penso al montaggio convulso e serrato dei film di Jason Bourne; se scrivo Paperinik, penso a Grant Morrison e ai suoi X-Men; se scrivo una storia comica, penso ai Monty Python. Insomma, cerco di metterci un sacco di influenze nuove.

I tipici tratti Marvel dell’epoca classica tornano tutti: la pomposità del lessico – dal punto di vista dei testi – e la costruzione grafica, con l’uso dei retini a bassa lineatura e una gabbia molto più “libera” da quella standard di Topolino – relativamente ai disegni. Che limiti e che “libertà” avevate rispetto alle regole redazionali classiche della Casa?
Una volta approvato il soggetto, che è praticamente identico alla storia, nessun limite, dal mio punto di vista! L’editing di Davide è molto soft: se proprio cambia qualcosa, è perché non è chiaro quello snodo narrativo o perché bisogna adattarsi al disegno. Il fatto è che, pur cercando di innovare, scrivo sempre storie Disney. I personaggi si comportano come devono, le situazioni sono quelle. Insomma, c’è una riconoscibilità di fondo, un’aderenza sostanziale alla tradizione che ti permette di innovare in altri punti della storia. Del resto, è la cosa più difficile: essere fedeli ai personaggi, nella loro umanità.

Domanda da appassionati: avremo un seguito? Tornerà Capitan Paperopoli?
Certo! Magari non subito, ma ho già un mezzo soggetto (Alberto, ti terrò informato!): Cap Pap, come lo chiamo io, è troppo aulico, pomposo e tronfio, pur essendo un buono puro, per non usarlo. Magari mettendolo di fronte a un mondo che non è più quello della Marvel anni ’60. Ho appena finito di leggere The Boys di Garth Ennis (che mi ha divertito moltissimo), in cui c’è proprio questo continuo contrasto tra l’immagine pubblica di questi supereroi perfetti, belli e senza macchia e la loro vera vita piena di perversioni. Mettere un supereroe classico di fronte a un po’ di realtà è sempre divertente.

Roberto Gagnor scrive per Topolino dal 2003. È sceneggiatore e autore televisivo e radiofonico. Ha studiato regia agli International Film&TV Workshops di Rockport (USA) e alla Scuola Holden con Abbas Kiarostami, e sceneggiatura al VII Corso RAI a Roma. Ha vinto il concorso Talenti in Corto con il suo ultimo cortometraggio, Il Numero di Sharon. Il suo primo film da sceneggiatore, Sommer Auf Dem Land, è uscito nel 2012 in Germania. Sta lavorando al suo primo lungometraggio da autore completo, Mille!, con Tempesta Film. Insegna sceneggiatura all’ICMA di Busto Arsizio e all’Accademia 09 di Milano. Ama Spielberg, Woody Allen, i Monty Python, Terry Gilliam, Kevin Smith, i Peanuts, Calvin&Hobbes, Batman, gli X-Men, Ben Folds, i Blur, Eric Clapton e il più lurido pop anni ’80.

(Matteo Giuli)