Su Sbam! abbiamo già parlato a più riprese di Nick Carter, il detective creato da Bonvi e Guido De Maria oltre 40 anni fa. Ma questa è una recensione davvero particolare: è scritta da un ragazzino, un giovin virgulto cui i genitori hanno messo in mano un albo vecchio di decenni. Ne è nato un esperimento interessante: proprio sicuri che i bambini NON vogliono leggere fumetti? Il problema è nella domanda o nell’offerta? L’articolo che segue è una gentile concessione del blog GenitoriCrescono.com, “ospiti” anche del nr. 10 della nostra rivista digitale cui vi rimandiamo per saperne di più (si scarica gratis da qui).

«Se siete nati negli anni ’70 o giù di lì non devo certamente fornirvi maggiori dettagli sul leggendario detective partorito dalle geniali menti di Bonvi e Guido De Maria.
Quello che posso aggiungere è un dato statistico che forse farà sentire parecchio agée anche voi: lo scorso settembre è scoccato il quarantesimo anniversario della prima apparizione di Nick Carter in TV, quando la Rai mise in onda la prima puntata di Gulp! Fumetti in TV, con la celeberrima sigla onomatopeica e la prima avventura di Nick Carter, Patsy e Ten.
Ve la ricordate la sigla? “Ragazzo che aspetti, incominciano adesso i fumetti, i fumetti, i fumetti, i fumetti-ti-in-TV!… ed ora vedrai sul video sfilar gli eroi che ti fanno sognar… Ci sono anche quelli di mamma e papà e forse qualcuno anche a te piacerà”.
Già. Gulp (diventato poi SuperGulp nel 1978) riproponeva i grandi classici dei cartoni che erano piaciuti ai nostri genitori. La storia si ripete: oggi Superboy (pseudonimo del figlio dell’autrice dell’articolo, Ndr) legge fumetti che io e suo padre divoravamo da piccoli. È un’azione che produce risultati molteplici: trasmette in qualche modo cultura, è sicuramente un’attività riciclosa e crea condivisione. Vedere il mio marmocchio divertirsi con un trastullo di modernariato (o antiquariato? Mi sorge un dubbio…) mi ha scaldato il cuore. Sono un’inguaribile nostalgica, lo so. Ma tant’è… Vi consiglio di tentare l’esperimento se conservate ancora vecchi fumetti in casa. I risultati potrebbero sorprendervi. Lascio la parola a Superboy, che vi racconterà con il consueto modo bislacco le sue impressioni.

Superboy: Dice il saggio: “Non c’è trucco, non c’è inganno, questo fumetto è più divertente di Capodanno!!!” (Superboy).
Come dice questa frase, che ho inventato io, questo fumetto è davvero bellissimo e divertente perché ci sono tante indagini, ma alla fine il colpevole è sempre quello più ovvio. Per esempio: c’è uno sforbiciatore solitario che tagliuzza i vestiti della gente? Ci sono il commissario O’Callaghan, Nick Carter e il sindaco. Ovviamente il commissario non può essere stato, Carter idem e quindi chi volete che sia il colpevole? Ogni volta che scompariva lo sforbiciatore era presente il sindaco, quando compariva lo sforbiciatore spariva il sindaco. Magia? Coincidenza? Oppure ovvia verità?
Ecco, a me questi gialli fanno morire dalle risate perché sono molto ovvi. Per esempio: sulla copertina di questo vecchio fumetto che era di mio padre c’è Nick Carter con Patsy e Ten. Carter dice: “Uhm…che si tratti di un suicidio?!?” Vi spiego la situazione del cadavere: è strangolato, con un’ascia in mezzo alla fronte, ha due coltelli e una freccia piantati sulla pancia. Ora. Rifletteteci un attimo: può essere un suicidio?!?!
Il mio personaggio preferito è Ten, perché ogni volta tira fuori dei proverbi come, per esempio: “Dice il saggio: non c’è peggiol antipatico di uno che vuol fare l’alistoclatico”. Sono corti, intelligenti e soprattutto fanno morire dalle risate, come nella copertina.
Nick Carter sembrerebbe uno della polizia, invece è un investigatore privato. Qual è la differenza? La polizia si occupa di tutti, Nick Carter di casi privati. E’ parecchio pasticcione, ma non è stupidottero come Patsy che è un suo collaboratore e c’ha la fissazione di avere sempre l’ultima parola su tutto.
Alla fine questi tre scoprono sempre il colpevole, ma non perché siano particolarmente intelligenti ma perché è ovvio il colpevole. Questi personaggi mi fanno simpatia perché agendo come dice Nick Carter sbagliano sempre, idem quando fanno di testa loro però poi se la cavano sempre. In un episodio li vogliono carbonizzare con l’elettricità, però portando abitualmente scarpe di gomma una scossa di 10.000 volt riesce a non farli secchi. Insomma, hanno parecchia fortuna, hanno. Secondo me quello che l’ha scritto non l’ha scritto solo perché doveva far ridere ma anche per far vedere ai bambini che a volte il colpevole è sempre il più scontato e che le soluzioni possono essere semplici anche se un caso è complesso.
Questo fumetto è molto ironico. L’ironia è l’arte di scrivere in un modo che fa ridere alcune persone perché ci devi nascere ironico, che è una comicità strana. Uno che cade per terra o che si becca una torta in faccia fa ridere a tutti, l’ironia solo a chi la comprende.
Questo fumetto ha 40 anni, quindi se Carter fosse un vero personaggio investigherebbe da appena 10 anni perché secondo me si inizia a 30 anni a fare il detective, poi ci vuole anche una scuola ben specializzata.
Penso, anzi, scommetto che mio padre sia morto dalle risate anche lui con Nick Carter. Anzi, gliel’ho chiesto proprio ora e me l’ha appena confermato. È un po’ strano pensare che anche lui è stato piccolo, non pensavo che anche lui avesse il cuore di un bambino a volte. Perché spesso è molto duro, però la maggior parte delle volte è morbido nel cuore.
Lo consiglio dai 5 ai 99 anni (se riescono ancora a leggere a quell’età).

Nota della Staccata (pseudonimo dell’autrice dell’articolo, Ndr): mi dissocio da questa battuta politicamente scorretta, ma ho giurato sul mio onore di riportare fedelmente le corbellerie partorite da questo benedetto ragazzino e io mantengo sempre i miei propositi, a costo di fare figuracce».

(29/07/2013)