Claudio Nizzi, uno dei più prolifici sceneggiatori della storia del fumetto, ha ripercorso con noi i suoi cinquant’anni di attività: dal Vittorioso al Giornalino a Bonelli, dal poliziesco (il tenente Marlo, Rosco & Sonny, Nick Raider…) all’avventura pura (Capitan Erik, Steve Damon, Mister No…) alla riduzione a fumetti dei grandi classici (I Promessi Sposi e molti altri), dall’umoristico (Piccolo Dente, Leo Pulp, Nicoletta…) al grande western (Larry Yuma e – soprattutto – Tex). Ma l’elenco potrebbe e dovrebbe essere molto più lungo, soprattutto se consideriamo anche la sua produzione di novelle e racconti. Ecco un estratto della nostra intervista che potrete leggere integralmente scaricando da qui (gratuitamente) il nr. 9 di Sbam! Comics, la nostra rivista digitale.

Come è nata la sua passione per la scrittura?
Iniziai ad appassionarmi alla lettura quando avevo circa 15 anni: ero nato in Algeria, poi la mia famiglia era tornata in Italia prima della guerra, in un piccolo paesino prima di trasferirsi a Roma, quando io avevo appunto 15 anni.

Mi dedicai alla lettura per combattere la solitudine; Roma non era come adesso, non avevo tanti amici che vivessero vicino a casa mia. Era difficile coltivare delle amicizie, e allora mi misi a leggere. Dal piacere della lettura mi venne poi la voglia di scrivere. Scrissi un romanzetto per ragazzi e lo spedii al Vittorioso, che per me era la rivista di riferimento in quel momento. Il direttore mi disse che quel romanzo in particolare non andava bene, ma che si vedeva che in me c’era lo scrittore; mi chiese di mandargli delle novelle, io gliele mandai e lui le prese. La prima la pubblicò con il mio nome scritto molto grande in copertina, manco fossi stato Moravia…

Quando iniziò a scrivere fumetti?
Dopo il militare inviai altre novelle al Vittorioso, poi un giorno mi chiesero di mandargli delle sceneggiature per fumetti, di cui avevano un gran bisogno. Io non sapevo nulla della tecnica con cui si scriveva un fumetto; fu il direttore a darmi una sceneggiatura già utilizzata dicendomi di prendere spunto da quella: “Fai così!”, disse. Quella è stata la mia scuola di sceneggiatura, tant’è che oggi mi chiedo che cosa debbano mai insegnare nelle varie scuole del fumetto! Il vero problema, infatti, è farsi venire un’idea e non credo esista un insegnante che sappia dirti come farsela venire.

Dopo Il Vittorioso è approdato al Giornalino
Quando nel 1966 Il Vittorioso chiuse i battenti, ero talmente inesperto di mercato dei fumetti che decisi di chiudere coi fumetti e tornare alle novelle, questa volta non per ragazzi ma per le riviste femminili, che a quei tempi avevano un buon mercato. Per due o tre anni ho scritto su Bella, Confidenze, Grand Hotel e devo dire che quella esperienza è stata per me una scuola, perché ogni rivista aveva un target molto preciso, con donne più o meno acculturate. Quando Il Giornalino si trasferì da Roma a Milano, con alle spalle un grande sforzo economico per il suo rilancio, mi chiamarono, e così salutai le novelle per farmi riassorbire dal mondo del fumetto.

Tex nr. 631 del maggio 2013: testi di Claudio Nizzi, disegni di Lucio Filippucci, copertina di Claudio Villa

Ed è entrato alla Bonelli…
Per la Bonelli ho fatto Mister No, Tex, Nick Raider, Leo Pulp… poi un giorno ho litigato con Sergio per una stupidaggine. Avevo rilasciato un’intervista nella quale c’era qualche critica verso la Bonelli e lui, che era permaloso, se la prese. Mi è dispiaciuto non aver fatto pace prima che ci lasciasse.

E dopo la Bonelli?
Incavolato con i fumetti, mi sono messo a scrivere dei romanzetti, ma li ho pubblicati con un piccolo editore. Si sa che in questo campo se noi hai una grande promozione alle spalle in libreria non ti vede nessuno. Poi l’anno scorso, a Lucca, dove ero stato invitato per motivi “salgariani”, complice Roberto (Guarino, Ndr) sono rientrato un po’ nel giro e abbiamo deciso di fare questo libro, Tex secondo Nizzi. Siamo partiti con molta fatica e molta confusione, con tanti strafalcioni da togliere e pagine da aggiornare, dopo la morte di Sergio Bonelli. Nel frattempo ho preso contatto con Mauro Marcheselli della Bonelli per vedere di far qualcosa per la nuova collana, Le Storie. Direi che è già qualcosa per qualcuno che alla fine del libro ha dichiarato di non voler più fare fumetti…

Un consiglio per un aspirante sceneggiatore?
Il consiglio è quello di non essere presuntuosi, di non essere subito sicuri di aver scritto qualcosa di valido e funzionante. Io, tutte le volte che ho contattato un editore nella mia vita, sono sempre stato preso in considerazione. Ma oggi i tempi sono cambiati ed è probabile che in molte redazioni non ci siano più persone dedicate alla lettura attenta dei romanzi. Oggi la maggior parte delle volte non si ottiene neanche una risposta, e questa è una grande scorrettezza. Io ho sempre risposto a tutti. D’altronde oggi ci sono molti editori che fanno delle “porcate” nei riguardi degli autori, a differenza di Sergio, che era un gentiluomo al massimo grado!

(Sergio Brambilla)