Storia di Carlo Panaro disegnata dal grande Romano Scarpa

Sceneggiatore di punta della Disney già dal 1985, autore di storie rimaste nella memoria dei lettori, ha collaborato con i più grandi disegnatori della storia del Topolino italiano. Avevamo già incontrato Carlo Panaro quando ha lanciato i suoi Nuovi personaggi per bambini (qui) insieme al maestro Luciano Gatto. Questa volta, ci racconta il suo rapporto con… Paperopoli.
Di seguito uno stralcio dell’intervista che potete leggere in versione integrale sul nr. 7 di Sbam! Comics, la rivista digitale scaricabile gratuitamente da qui.

Ciao Carlo, raccontaci di come ti sei avvicinato al fumetto…
Ho sempre amato il fumetto, praticamente ho imparato a leggere sui vari giornalini, Disney e non, di fine anni ’60. A sette anni, iniziai a realizzarmeli da solo: scrivevo storie a fumetti, le disegnavo, le coloravo, facevo perfino il lettering e regalavo i giornalini, con personaggi inventati da me, a mia sorella Patrizia che li divorava! Ero un “autore completo” senza neppure saperlo!

Come è avvenuto il tuo esordio come autore professionista?
Dopo aver conseguito il diploma di ragioniere (ma non ho mai fatto quel lavoro), nel 1985 contattai la redazione di Topolino, all’epoca Mondadori, manifestando il mio entusiasmo per il lavoro di soggettista e sceneggiatore… Leggevo i fumetti Disney da una vita, e non solo quelli: ricordo con un po’ di nostalgia le varie testate Bianconi, penso a Braccio di Ferro, Soldino, Trottolino, Chico, Geppo, che erano state le mie compagne di piacevoli letture per molti anni (Topolino lo è ancora!), quindi avevo proprio dentro la passione per il fumetto umoristico e non vedevo l’ora di poterla concretizzare. Venni invitato in redazione da Massimo Marconi, divenuto da poco responsabile delle storie, che mi chiese di portare con me alcuni soggetti. Un paio gli piacquero: ricordo che, come sempre, fu prodigo di consigli, modificò qualcosa, poi mi disse di scrivere la sceneggiatura del primo soggetto, dandomi un suo lavoro come “traccia”. I primi di giugno del 1985, spedii la sceneggiatura a Milano e, dopo un paio di mesi di accurata valutazione, Marconi mi telefonò dicendomi che sarebbe stata pubblicata. Nacque così Zio Paperone e il cibo del futuro, la mia primissima storia! Così è cominciata la mia attività alla Disney. Aggiungerei soltanto che ho sempre cercato di trarre insegnamenti e di progredire interagendo con le varie redazioni con cui ho collaborato e collaboro tuttora, instaurando prima di tutto un buon rapporto umano che, secondo me, è la premessa indispensabile su cui costruirne uno professionale.

Topolino e un favore da nulla”, la prima apparizione di Pierino e Pieretto, i nipotini di Gambadilegno, inventati da Panaro nel 1991 e disegnati da Corrado Mastantuono

Quali sono stati i tuoi maestri (sia “dal vivo”, autori con cui hai lavorato, che in senso lato, maestri cui ti sei ispirato)?
Negli anni seguenti, quando Topolino venne editato in proprio dalla Disney (dal 1988 in poi) furono organizzati meeting annuali durante i quali conobbi personalmente gli autori che, fino ad allora, conoscevo solo di nome. Ne ricordo tanti: dai grandi maestri come Scarpa, Carpi, Bottaro, ad altri autori all’epoca ai loro esordi, come Corrado Mastantuono e Silvia Ziche. Un ricordo particolarmente caro ce l’ho di Romano Scarpa: aveva disegnato una mia storia Pippo & Gancio fast-food che gli era piaciuta tantissimo… Ne aveva parlato con entusiasmo, come seppi anni dopo, anche al direttore Gaudenzio Capelli. Lo conobbi personalmente nel 1991. Ricordo ancora che Marconi mi chiamò durante un meeting e me lo presentò. Scarpa, affabilissimo, mi strinse la mano esclamando con un sorriso “Senza fare torto agli altri, lui è uno dei migliori!”. Lo ricordo ancora con emozione, insieme a Guido Martina, lui era uno dei modelli che più amavo! Da allora, Scarpa mi disegnò molte altre storie: le chiedeva espressamente in redazione con mia grande gioia! Come ho detto, mi sono ispirato a lui e a Martina soprattutto nei primi anni, ma anche a Rodolfo Cimino, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente. Fra i Maestri americani, invece, non posso non citare l’immenso Carl Barks, Floyd Gottfredson e Don Rosa, soprattutto con la sua splendida saga sulla vita di Zio Paperone (Progetto D.U.C.K., Ndr). Non posso fare a meno di ricordare anche i fratelli Barosso (per non avendoli conosciuti personalmente). Quando, nei primi anni 2000, mi venne affidato il compito di scrivere storie brevi per Topolino (passato a sette storie sotto la direzione di Claretta Muci), non avevo molti modelli italiani recenti a cui ispirarmi, così presi spunto dalle loro storie brevi di fine anni ’60 inizio anni ‘70 e quelle di poche pagine che, sempre in quegli anni, venivano dall’estero. Ovviamente, “modernizzandone” adeguatamente lo spirito e le tematiche.

C’è un personaggio o una storia cui sei particolarmente legato?
La storia a cui sono legato di più? Be’, di certo Zio Paperone e la formula della ricchezza, in cui sono riuscito a caratterizzare al meglio non solo i “personaggi base” Disney, ma anche quelli nuovi, nati appositamente per la storia: il loro mondo, il modo di vedere la vita… la considero la mia storia più bella, anche perché magistralmente disegnata dal maestro Romano Scarpa. In quanto ai personaggi che preferisco, direi un terzetto: Paperino, Paperone e Topolino. Tutti mi permettono, con diverse sfumature, di esprimere “caratteri” fortemente umani che mi affascinano!

(26/02/2013)