Per un alanfordiano di antica tradizione, trovarsi faccia a faccia con Paolo Piffarerio è una vera emozione. A noi di Sbam! è capitato a margine della presentazione della nuova mostra di Wow Spazio Fumetto dedicata a Carosello (vedi), cui il grande autore presenziava nella sua veste di co-fondatore della Gamma Film.
Non solo fumetti, ma anche cartoon, infatti, nella settantennale carriera di Paolo Piffarerio. È indubbio però che la sua fama è dovuta in massima parte ad Alan Ford, come testimonia anche la folla di appassionati che gli si raduna intorno a caccia di un autografo da apporre su albi griffati Gruppo TNT. Parliamo infatti dell’autore che subentrò a un monumento come Magnus ai pennelli di quella che era – ed è – certamente una serie storica del fumetto italiano, all’epoca sulla cresta dell’onda come non mai. Era il 1975, Piffarerio esordì col nr. 76, “Mi ricordo che…”, e proseguì, con pochissime interruzioni, fino al febbraio del 1984, disegnando un totale di ben 91 albi. Ahilui, fu subissato di critiche, talvolta feroci e ingenerose: i lettori, abituati al tratto grottesco e caricaturale di Magnus, non gradivano il lavoro di Piffarerio, che pure accettò di forzare e snaturare il suo stile assolutamente realistico (rodato su trent’anni di carriera precedente) per imitare quello di Magnus, di quindici anni più giovane di lui.

In seguito, gli albi alanfordiani di Paolo Piffarerio hanno recuperato i dovuti riconoscimenti (a lui si devono pietre miliari della serie come il centesimo numero, Le colline nere del Sud Dakota, il celeberrimo Broadway, per anni ritenuto il numero più divertente dell’intera serie, o la trilogia di Gommaflex, protagonista anche di SuperGulp!), ma la prima cosa che abbiamo dovuto chiedergli è stata proprio questa…

Non le dà fastidio, in una carriera come la sua, essere ricordato soprattutto per il suo lavoro più criticato?
Certo che sì, però io sono convinto che la mia notorietà venga prima di tutto dal mio lavoro su Il Giornalino con le riduzioni dei classici della letteratura. Comunque di Alan Ford mantengo un ottimo ricordo, mi sono molto divertito a farlo.

Come si trovava a lavorare con Max Bunker?
È dura, eh (ride)… Ad esempio, quando abbiamo fatto Fouché, per me è stato un lavoro affascinante, ma molto complesso per la quantità di elementi da disegnare. Per lui invece sembrava dovesse essere tutto facile, non dà mai troppa importanza al lavoro dei suoi collaboratori. Lui ha sempre detto che in Italia ci sono tre grandi sceneggiatori di fumetti: Gian Luigi Bonelli, Tiziano Sclavi e lui stesso. E devo dire che è vero: Secchi (lo chiama sempre così, Ndr) è davvero molto bravo. Quella di Fouché, di cui parlavamo prima, è una signora sceneggiatura, curata e documentata: ad esempio, era andato in Francia per cercare i testi originali dei discorsi di Robespierre per riportarli fedelmente nel suo testo. E ha una fantasia incredibile, inesauribile, da Kriminal a Satanik ad Alan Ford. Di El Gringo, invece ho scritto spesso sceneggiature anch’io.

Ha più lavorato su Alan Ford dopo la sua uscita dalla serie?
Sì, negli anni Novanta, Secchi mi ha fatto fare degli Special, quelli dove i personaggi del Gruppo TNT interpretano a teatro con Tobia Quantrill delle famose opere letterarie, tipo Il giro del mondo in 80 giorni, Frankenstein o Dracula.

Se dovesse citare un personaggio che porta particolarmente nel cuore?
Ne ho fatti così tanti… Un personaggio tutto mio non ce l’ho, anche se un’opera cui sono molto affezionato è La maschera di ferro per cui feci tutto io, testo, sceneggiatura, disegni. Era il classico personaggio di Dumas in Il visconte di Bragelonne. Il mio genere preferito invece è lo storico ambientato nel Medio evo. Ho disegnato anche tre commedie di Goldoni, scritte da Piero Zanotto.

Lavora ancora su qualcosa?
(ride) Ma no, ho 88 anni! Ogni tanto disegno ancora qualcosa ma per il mio piacere, niente di particolare. Ho cominciato a 16 anni a lavorare, ho fatto il Liceo artistico di Brera e da lì è partita la mia carriera, con un piccolo editore, mio vicino di casa, parente di Cino Del Duca, ma purtroppo decisamente meno famoso. Poi dopo la guerra mi sono tolto parecchie soddisfazioni!

Sulla nostra pagina Facebook alcune foto della presentazione a Wow Spazio Fumetto, durante la quale abbiamo incontrato il grande Paolo Piffarerio

(Antonio Marangi)

MINI-BIO DI PAOLO PIFFARERIO: Classe 1924, settant’anni di lavoro sul tavolo da disegno, una carriera che comincia durante la guerra con fumetti umoristici e biografie di grandi personaggi (a cominciare dal mitico Giuseppe Meazza), un curriculum che passa da Maschera Nera ad Atomik, da El Gringo a Milord, da Alan Ford a Fouché (spettacolare, dettagliatissima ricostruzione della Rivoluzione francese, pubblicata a puntate su Eureka nel 1973), passando per numerosissime riduzioni a fumetti di capolavori letterari, del livello de I Promessi Sposi o I Miserabili, pubblicati su Il Giornalino, su testi di autori del calibro di Claudio Nizzi, e la partecipazione alla Storia d’Italia a fumetti di Enzo Biagi.
Ma non solo fumetti: Piffarerio è anche uno dei fondatori della Gamma Film, insieme a suo fratello Nino e a Gino e Roberto Gavioli, la casa di produzione cinematografica cui si devono personaggi di Carosello entrati nell’immaginario collettivo, da Caio Gregorio, er guardiano der pretorio, a Babbut, Mammut e Figliut, da Derby (vitaccia cavallina) a capitan Trinchetto, da Taca Banda al frate Cimabue al Gringo della carne Montana al Vigile del brodo Lombardi.
Più recentemente, ha lavorato per alcuni speciali di Alan Ford e per la IF Edizioni.

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