Quattro chiacchiere (e anche di più) con Valentina De Poli, direttore di Topolino. Che ci racconta cosa significa guidare una testata così carica di gloria, il suo rapporto con gli autori e le ultime evoluzioni del fumetto Disney. Oltre a fornirci un paio di succose anticipazioni sulle storie di prossima uscita
Di seguito potete leggere un estratto dell’intervista: vi rimandiamo alla sua versione integrale  sul nr. 7 della nostra rivista digitale, Sbam! Comics, scaricabile liberamente da qui.

Topolino ha alle spalle 80 anni di onorata carriera, durante i quali ogni direttore ha cercato di lasciare qualcosa di sé, una propria impronta sul giornale. Come vorresti fosse ricordato, tra altri 80 anni,  il Topolino di Valentina De Poli?
Prima di tutto, mi auguro, NON come un giornale fatto a immagine e somiglianza di Valentina De Poli! Le storie prodotte in Italia vengono pubblicate regolarmente in Europa e in altre parti del mondo: sono quindi patrimonio di tutti, e mi sembrerebbe una forzatura se un direttore pretendesse di “personalizzarle” troppo. Topolino è un grande giornale: l’ho sempre considerato tale, prima da semplice lettrice quando ero bambina, poi da “osservatrice”, nel momento in cui ho cominciato a lavorare qui senza incarichi di particolare responsabilità (avevo 20 anni, facevo l’insegnante di nuoto e questo era per me un secondo, piccolo impiego). In quel periodo ho potuto vivere l’epoca di personaggi come Gaudenzio Capelli, Elisa Penna, Massimo Marconi e capire i meccanismi del giornale, come si sviluppava il rapporto con gli autori, le varie problematiche.
Poi ho diretto W.i.t.c.h. e altre testate come Disney in Cucina e Art Attack, ampliando così la mia esperienza seppure con un pubblico un po’ diverso rispetto a quello di Topolino. E con tutto questo bagaglio sono arrivata, alla fine, alla direzione del settimanale. Sarebbe bello se il “mio” Topolino venisse ricordato come il Topolino-Topolino, vale a dire come un giornale fatto nel pieno rispetto del personaggio e del suo messaggio. Un giornale costruito, prima di tutto, PER il lettore.

Come nascono le storie? Siete voi a richiederle agli autori o sono loro a proporvele?
La seconda è certamente la via più frequente, anche perché noi produciamo cinque storie alla settimana! Gli autori, poi, sono spesso impegnati in contemporanea su altri lavori, e noi dobbiamo avere il massimo rispetto anche per i loro tempi.

E, nel momento in cui la sceneggiatura è pronta, con quale criterio viene assegnata al disegnatore?
A volte sono gli stessi autori che si propongono già in coppia, perché magari hanno elaborato il progetto insieme. In altri casi, la proposta è nostra: quando è nato il progetto di Dracula, sono stata io a dire che quella storia non poteva che scriverla Bruno Enna! Proprio in quel periodo, poi, doveva “rientrare” Fabio Celoni, quindi l’abbinamento è nato in maniera naturale. La prossima trasposizione che abbiamo in programma… ma non so se posso dirlo….

Beh, ormai l’hai detto… :-)
Ok, allora lo dico: sarà Moby Dick! La storia è di Francesco Artibani, è stato lui a esprimere il desiderio che venisse disegnata da Paolo Mottura e noi non abbiamo avuto nulla in contrario. Uscirà nella prima  metà del 2013 e sarà, ovviamente, bellissima. In generale, una cosa cui tengo molto è intensificare la relazione tra editor e autore, in modo che si crei tra loro la migliore intesa possibile. Tra l’altro ho notato che se un intervento arriva dal direttore ha effetti pesanti – “l’ha detto il direttore”, hai presente? -, quindi sto sempre molto attenta a dare certe indicazioni o suggerimenti. Anche perché spesso sono impegnata in altre cose, e non voglio certo diventare l’imbuto che blocca il lavoro. Molto meglio che ci sia autonomia e intesa tra redazione e autori: tutte persone di cui, tra l’altro, ho la massima fiducia.

Nel panorama editoriale italiano, Topolino rappresenta un unicum. Continua a riscuotere grande successo, mente le altre riviste-contenitore di fumetti hanno per lo più vita breve e travagliata. Dipende solo dalla forza delle properties che pubblica o ci sono altri motivi?
Oggi l’offerta rivolta ai giovanissimi è aumentata in misura esponenziale. Oltre ai fumetti, ci sono tantissime altre cose che occupano la giornata di un bambino o di un ragazzino. Nel caso di Topolino, un punto di forza da considerare è certamente la tradizione Disney; non credo di dire nulla di nuovo se affermo che Disney in Italia è un brand fortissimo – lo confermano tutte le ricerche di mercato -, per cui rappresenta in un certo senso una garanzia. Se vado in edicola e c’è Topolino, sono sicuro di quello che compro. Altre esperienze editoriali, invece, non possono contare su questo indubbio valore aggiunto.
Un discorso importante, poi, è quello riguardante l’edicola, che ha perso valore ed è un po’ passata di moda. Insomma, di gente che esce di casa per andare in edicola, oggi come oggi, ce n’è sempre di meno. Quindi esiste un problema di canale, non solo di qualità dei contenuti. A questo proposito, io spero tantissimo nelle nuove tecnologie digitali: ci vorrà forse un po’ di tempo per la loro definitiva affermazione in ambito fumettistico, ma ritengo che la strada sia tracciata.

(Marco De Rosa • 08/02/2013)