Otto Soglow, La contestazione di Sua Maestà – Il Piccolo Re in azione esplosiva, Oscar Mondadori 1974

Un fumetto a strisce, molto spesso mute o comunque con i dialoghi limitati al minimo indispensabile. La comicità non viene mai dal parlato, da giochi di parole o da battute, nasce solo dalla situazione surreale, se non addirittura assurda. Assurda a cominciare dal protagonista: un re, anzi un Piccolo Re, grasso, goffo, perennemente infagottato nel suo lungo manto di ermellino, che governa non si sa chi, circondato da cortigiani impettiti e sussiegosi, dai generali del suo esercito, da camerieri e lacchè.
Cosa ancora più strana, stiamo parlando di un personaggio americano, ovvero proveniente da uno dei pochi Paesi che un re non l’ha mai avuto: forse per questo la striscia cerca di mettere in luce quanto questo re sia inutile, e inutile la sua corte, scriveva il Manuale dei Fumetti (che – come ben sanno i nostri lettori più assidui – è un testo di riferimento di assoluto valore per noi della Sbam-redazione!): “Per nulla interessato ai problemi dei suoi sudditi (…) Piccolo Re passa le sue giornate cercando di divertirsi più o meno come farebbe un bambino. Quando scoppia un incendio si mette il casco da pompiere ed è felice di montare a bordo dell’autopompa scampanellante; quando i turisti visitano il suo palazzo, lui si esibisce come giocoliere“. In quest’ottica, molti critici videro in Little King – nato nel 1932 sul periodico New Yorker, dalla penna di Otto Soglow (1900-1975)un simbolo dei re tiranni e della tirannia in genere.
Non è d’accordo Beppi Zancan, che vede quelle stesse scene descritte da Boschesi sul Manuale in un’altra ottica: “Questo Piccolo Re è sempre pronto ad arrangiarsi da solo, a risolvere i piccoli e grandi problemi del Regno, come un uomo qualsiasi risolve i suoi problemi personali” scrive infatti nell’introduzione a questo volume. “Non urla, non sbraita, non pesta i piedi, non fa scene isteriche e non si lamenta mai. Preferisce agire, con una fantasia saldamente ancorata al buon senso e al risultato pratico. Non si tratta quindi di una satira politica, ma di una satira sull’uomo in generale, che rimane tale anche quando è re”. Un Re, dunque, che “contesta se stesso, la burocrazia, l’etichetta e i poteri costituiti”. La conclusione di Zancan è che “In questo senso (Piccolo Re) è uno dei fumetti più riusciti e più poetici“.
Un fumetto – aggiungiamo noi – che riesce a far sorridere anche noi, che lo rileggiamo ottant’anni dopo, con il suo tratto asciutto, senza ombre e sfumature, e il suo umorismo semplice e diretto.