Milo Manara, L’apparenza inganna, Editori del Grifo, 1988

Questo volume è un’antologia di novelle e brevi storie a fumetti di Milo Manara, non inedite (erano tutte state già pubblicate su volumi o su riviste quali Metal Hurlant, A suivre, Nemo, Orient Express, Frigidaire), e qui raccolte nella serie La Nuova Mongolfiera (nell’ottima compagnia di titoli di Moebius, Crepax, Dino Battaglia…).
È vero che l’apparenza inganna? – scrive lo stesso Manara nell’introduzione – Forse è vero solo a metà, solo apparentemente. In apparenza, l’apparenza inganna. L’inganno dell’apparenza non è un vero inganno. È un inganno solo apparente. O mi inganno? Non si può mai stare tranquilli. Non si può mai essere sicuri di nulla. Almeno in apparenza (…). Ad ogni modo qui ci sono alcune storielle a fumetti. Contengono più dubbi che certezze, più apparenze che inganni, più amore che angoscia. Almeno in apparenza. Se non mi inganno”.

Tra i racconti della raccolta, citiamo “Fone“, dove un uomo e un alieno dispersi nello spazio si trovano nelle situazioni più diverse vivendo la trama di un libro pieno però di errori di stampa che ricadono su di loro: una storia eterna perchè il libro non finisce mai o, meglio, finisce ma in modo misterioso con la parola fone. In “Acherontia atropos“, invece, un regista pazzo vuole girare un film sado-maso molto realista, dove i personaggi dovranno essere uccisi davvero! Uno dei suoi aiutanti cerca di mettere in guardia del pericolo  l’ignara protagonista, prima di scoprire la terribile verità sulla natura del film cui lavora… “L’ultimo tragico giorni di Gori Bau e Callipigia Sister” parte da un giochino eccessivo tra adolescenti ubriachi per finire in tragedia. In “Reclame“, infine,  un uomo annoiato dalla televisione si trova letteralmente immerso negli spot pubblicitari.

Chiude il volume una antologia di illustrazioni di Manara, alcune molto famose tra i fans del maestro dell’erotico disegnato, come i suoi “omaggi” a Marilyn Monroe e Marlene Dietrich, Brigitte Bardot e Josephine Baker; poi – restando tra i fumetti – anche quelli a Betty Boop, Daisy Mae (la storica fidanzata di Li’l Abner) e Ada (quella di Altan); ma anche a Hugo Pratt, Totò, Francesco Guccini, Moebius, Fred Buscaglione, Paolo Conte… A proposito di queste illustrazioni, Vincenzo Mollica scrive sullo stesso volume: “Le donnine di Manara (…) sono quanto di più sfizioso sia apparso sulla scena del fumetto negli ultimi anni. Sono conturbanti e maliziose, come l’incedere di un tailleur dettato dai tacchi a spillo; fascinose ed erotiche, come l’abito di Gilda nella scena dello schiaffo. (…) Il campionario (…) è gustoso e meritava di essere inventariato. Si consiglia la visione con una fresca e italica gazzosa, l’unica bibita capace di far volare la fantasia tra palmizi esotici, baiadere e musicisti che, oltre al senso dell’orientamento hanno perso anche l’orizzonte che distingue l’alba dal tramonto”.
Sarà. Se accettate il nostro parere, molto più semplicemente: i disegni di Manara sono belli. Punto. Spesso molto più delle storie che illustrano.